Il 5 giugno, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, istituita dalle Nazioni Unite nel 1972, il mondo intero è chiamato a riflettere sullo stato di salute del Pianeta. Oggi, più che mai, la crisi climatica, la perdita di biodiversità e l’inquinamento richiedono risposte urgenti e concrete.
I dati parlano chiaro: il cambiamento climatico è una realtà ormai incontrovertibile. Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) conferma che la temperatura media globale è aumentata di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali e che, senza una drastica riduzione delle emissioni di gas serra, l’umanità rischia di superare il limite critico di 1,5°C, con conseguenze catastrofiche. Eventi meteorologici estremi, siccità, inondazioni e l’innalzamento del livello del mare stanno già mettendo a dura prova ecosistemi e popolazioni, rendendo sempre più urgente il passaggio alle energie rinnovabili e l’adozione di modelli produttivi sostenibili.
Parallelamente, assistiamo a una drammatica perdita di biodiversità. Secondo il WWF, le popolazioni di specie selvatiche si sono ridotte in media del 68% dal 1970 a oggi, mentre la deforestazione continua a ritmi insostenibili. La distruzione degli habitat naturali, l’inquinamento e lo sfruttamento intensivo delle risorse mettono in pericolo non solo la fauna selvatica, ma anche la sicurezza alimentare e la salute degli esseri umani. Proteggere la biodiversità significa preservare gli equilibri ecologici di cui tutti dipendiamo, promuovendo pratiche agricole sostenibili e riducendo il consumo di risorse naturali.
Un altro fronte critico è rappresentato dall’inquinamento e dal consumo eccessivo di risorse. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) denuncia che l’inquinamento atmosferico causa milioni di morti premature ogni anno, mentre la produzione di plastica minaccia la salute degli oceani e degli ecosistemi. L’attuale modello economico lineare, basato sull’estrazione, produzione e smaltimento, si sta rivelando insostenibile. L’economia circolare, che punta a ridurre i rifiuti e a incentivare il riuso e il riciclo, rappresenta una delle soluzioni più efficaci per invertire questa tendenza.
Di fronte a queste sfide, l’Agenda 2030 dell’ONU offre un quadro chiaro per guidare il cambiamento. I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) tracciano la strada per un futuro più equo e rispettoso dell’ambiente, ma la loro realizzazione dipende dall’impegno congiunto di governi, aziende e cittadini.
Un esempio concreto di questo impegno si trova nelle attività delle Cucine Economiche Popolari, che da anni offrono supporto ai più vulnerabili, integrando sempre più principi di sostenibilità ambientale nelle loro azioni. Attraverso una gestione attenta delle risorse, il recupero di cibo invenduto e l’adozione di pratiche sostenibili, le CEP dimostrano come la lotta alla povertà possa andare di pari passo con la tutela dell’ambiente. Ridurre lo spreco alimentare, infatti, non è solo un atto di solidarietà, ma anche un passo fondamentale nella riduzione delle emissioni di CO₂ e dell’impatto ambientale della filiera agroalimentare.
Il 5 giugno non deve essere solo una giornata simbolica, ma un’opportunità per rinnovare l’impegno verso un mondo più sostenibile. Ognuno di noi può fare la differenza: attraverso scelte quotidiane più consapevoli, il sostegno a politiche ambientali ambiziose e una maggiore attenzione all’impatto delle proprie azioni, possiamo costruire un futuro in cui sviluppo e rispetto per l’ambiente non siano in contrasto, ma parte di un unico obiettivo comune.
Fonti:
- IPCC, Sixth Assessment Report (2023).
- WWF, Living Planet Report (2022).
- UNEP, Global Environmental Outlook (2023).
- ONU, Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.