È periodo ferie, molti vanno in vacanza, ma per gli ospiti delle Cucine economiche popolari ci sarà sempre un posto dove essere accolti come in famiglia, per il pranzo della domenica. Anche ad agosto. I “pranzi di solidarietà” sono nati una trentina d’anni fa da un’idea delle Cep, che nei giorni festivi sono chiuse, per dare continuità al servizio mensa. Un ponte tra via Tommaseo e le parrocchie, che all’inizio hanno risposto in quattro e sono progressivamente cresciute fino ad arrivare alla trentina attuale. Un numero variabile, che in questo periodo inevitabilmente si assottiglia, perché il servizio è completamente volontario, ma non si interrompe nemmeno quando alcune comunità non riescono a garantirlo.
Funziona così: alle parrocchie disponibili vengono assegnate le quattro (5, quando ci sono) domeniche del mese, e viene stilato un calendario che garantisce la copertura di tutti i giorni festivi. Il giovedì vengono portati alle Cucine dei buoni, come biglietti di invito per presentarsi alle diverse parrocchie. Per le prime due domeniche di agosto quelle disponibili sono state due (Crocifisso e Ognissanti la prima, Cristo Re e Santa Sofia l’11). Il giorno di Ferragosto ci sarà la festa della solidarietà organizzata dalla Comunità di sant’Egidio. Per il 18 agosto sono in calendario tre parrocchie (Madonna Pellegrina, San Paolo e San Pio X) e il 25 ben quattro: Chiesanuova, San Bellino, Cristo Risorto e Sarmeola di Rubano. «Poi riprenderemo normalmente con cinque o sei parrocchie ogni domenica – spiega Pietro Cecchin, che coordina i pranzi di solidarietà – Non tutte hanno le stesse strutture e lo stesso numero di volontari. Ci sono le realtà più piccole che fanno servizio ogni due mesi e ce ne sono alcune più grandi, specialmente quelle periferiche, che fanno anche due turni al mese». Tutte comunque rientrano nel territorio comunale di Padova, con l’eccezione del vicariato di Selvazzano, che organizza i turni tra le diverse parrocchie. Nei buoni, che vengono distribuiti alle Cucine giovedì, venerdì e sabato, è specificato anche l’indirizzo e l’autobus di riferimento. «Più che un buono è un biglietto di invito e un promemoria da una parte, una prenotazione dall’altra», aggiunge Cecchin. Gli ospiti scelgono dove preferiscono andare e lasciano il proprio nome, in modo che ogni parrocchia sappia quante persone avrà a pranzo.
Un’informazione utile anche per organizzare la spesa e il servizio, per i quali ogni comunità parrocchiale si organizza come preferisce. I volontari si suddividono i compiti: la cucine, la mensa, l’accoglienza… «Quando faccio gli incontri con le parrocchie, punto molto sulla fase dell’accoglienza, che è importante, perché il senso di questo servizio è quello di sedersi a mangiare con gli ospiti. È il pranzo domenicale, quello che si fa in famiglia. Cerchiamo sempre, ove possibile, di far sedere tutti e di pranzare insieme». Questo ovviamente non è stato possibile durante il lockdown, quando comunque il servizio è proseguito con dei cestini da asporto.
Non tutti gli ospiti “abituali” delle Cucine accettano l’invito per i pranzi di solidarietà, anche se le percentuali sono elevate e sono arrivate anche a livelli di 250 persone, delle nazionalità più disparate. E il calo del mese di agosto di registra tanto nella presenza dei volontari quanto in quella degli ospiti, molti dei quali, essendo stranieri, approfittano del periodo estivo per tornare nei Paesi d’origine.
Ad accogliere chi rimane, nelle parrocchie, i diversi gruppi che si dividono il servizio. «Cerchiamo di coinvolgere gli scout, il gruppo di iniziazione cristiana, i genitori – conclude Cecchin – Vorremmo che fosse momento di incontro per la comunità, un’occasione per stare insieme. A volte si invita qualche anziano solo che abita nel quartiere, o altre persone. Riuscire ad avere un paio di parrocchie per le domeniche di agosto non è poco. Con due parrocchie si riesce a mettere tutti seduti e a fare una buona e adeguata accoglienza. Quelli che rimangono, trovano sempre un clima molto ospitale».
Madina Fabretto