Le cifre dell’accoglienza: uno sguardo sui dati del primo semestre

Conoscere le persone significa anche leggere i segni che lasciano nel tempo. I dati non sono mai neutri: raccontano traiettorie, mutamenti, tensioni sottili che attraversano la quotidianità e diventano strumenti per comprendere meglio chi frequenta questi spazi, quali bisogni emergono, come evolvono i modi di chiedere aiuto.

Nel primo semestre del 2025, i numeri parlano con una certa chiarezza, tracciando una continuità solida segnata da alcune variazioni significative. Accanto ai bisogni più immediati e ricorrenti, emergono forme nuove di fragilità: persone che vivono condizioni di precarietà intermittente, soggetti soli che attraversano periodi di disorientamento, cittadini senza una rete di riferimento che si muovono ai margini della protezione sociale. Crescono le richieste di orientamento e accompagnamento, ma anche le modalità di accesso selettivo e mirato ai servizi. Segnali deboli che indicano cambiamenti in atto, e al tempo stesso rafforzano l’impatto desiderato dalle Cep: costruire fiducia, generare autonomia, rimettere in moto processi di ricostruzione personale e relazionale.

In particolare, ci sono tre fenomeni che meritano attenzione: la crescita costante del servizio di ascolto e orientamento, la lieve flessione delle presenze serali alla mensa e un rinnovato ricorso al servizio sanitario, dopo una fase più stabile.

Un presidio che si rafforza: il servizio di ascolto e orientamento

Nel corso degli ultimi anni, le Cep hanno scelto di investire risorse e formazione nel servizio di segretariato sociale. Il primo semestre 2025 restituisce i primi segnali tangibili di questo lavoro: mese dopo mese, cresce il numero di persone che si rivolgono a questo spazio. Non si tratta solo di una richiesta di informazioni, ma di un bisogno più profondo: trovare un luogo in cui parlare, chiedere consiglio, costruire un nuovo percorso. Questa tendenza suggerisce che, oltre ai bisogni materiali, stanno emergendo con maggiore chiarezza domande legate alla progettualità, alla ricostruzione, all’autonomia.

Un cambiamento silenzioso: la riduzione serale

Nel confronto tra pranzo e cena, il primo semestre mostra una sostanziale tenuta del servizio diurno, soprattutto tra i pasti con contributo. La fascia serale, invece, registra un lieve calo. Il dato è contenuto, ma costante, e merita di essere osservato anche nei mesi successivi per capire se si tratta di un fenomeno temporaneo o di un nuovo assetto. Potrebbe riflettere scelte organizzative personali, la disponibilità di spazi alternativi o cambiamenti nel ritmo quotidiano di chi frequenta i servizi.

Un presidio sanitario di prossimità

Dopo una fase di lieve diminuzione, le richieste di accesso all’ambulatorio interno sono tornate a salire. Questo segnale conferma il ruolo essenziale del servizio sanitario, soprattutto per persone che faticano ad accedere ai circuiti istituzionali. Si tratta di cittadini senza dimora, stranieri con difficoltà burocratiche, ma anche di soggetti fragili, spesso soli, che trovano nelle Cep una risposta credibile, umana, gratuita. L’ambulatorio è sicuramente un luogo di cura, ma anche un punto di contatto, una soglia che permette di ricostruire fiducia e riattivare percorsi trascurati o interrotti.

Una conferma della centralità sociale

I dati del primo semestre confermano anche la tenuta degli altri servizi essenziali: la mensa diurna, il guardaroba, le docce, gli spazi di accoglienza informale. La domanda è costante, segno che le Cep continuano a rappresentare un punto di riferimento stabile per una fascia ampia di popolazione.

Sempre più spesso, emergono dinamiche di accesso selettivo. Alcuni utenti scelgono consapevolmente di accedere solo ad alcuni servizi, ad esempio il pranzo, evitando la cena o prediligendo la fascia mattutina per l’igiene personale o per un contatto con l’ambulatorio. Questa modalità riflette una maggiore autonomia nella gestione del proprio tempo e dei propri bisogni, ma anche una più raffinata capacità di utilizzare in modo mirato le risorse disponibili.

La flessibilità d’uso testimonia una composizione dell’utenza sempre più diversificata e attenta, fatta di persone in condizione di marginalità grave, ma anche di cittadini che attraversano momenti critici e costruiscono strategie di resilienza basate su un uso ragionato dei servizi a disposizione.

Un osservatorio da coltivare

Le Cucine Economiche Popolari rappresentano ogni giorno un osservatorio sociale attivo. La lettura dei dati, integrata all’esperienza quotidiana, permette di individuare segnali precoci, di riconoscere nuove fragilità, di affinare le risposte. I numeri del primo semestre 2025 parlano di stabilità e di piccoli cambiamenti in corso. Nessuna rivoluzione, ma un lento riposizionamento della domanda, che riflette i cambiamenti più ampi della città e della società. In questo contesto, le Cep svolgono una funzione complementare al sistema di welfare pubblico. Intercettano bisogni che spesso restano fuori dai canali istituzionali, danno continuità alle relazioni, costruiscono reti informali che facilitano l’accesso ai diritti. L’osservazione attenta di queste dinamiche contribuisce a proporre una lettura utile per chi opera nella programmazione sociale e nella progettazione delle politiche urbane.