La zuppa della gentilezza: quando una fiaba racconta un’esperienza e restituisce un senso

C’è una pedagogia silenziosa che si impara solo restando. Restando nel cuore delle relazioni, restando accanto a chi è fragile, restando fedeli a una storia che continua a generare senso. È la pedagogia che attraversa l’esperienza del PCTO alle Cucine Economiche Popolari, dove ogni settimana un gruppo di studenti delle scuole superiori si confronta con la povertà urbana, l’accoglienza e il significato del servizio.
Ma c’è di più: c’è un’eredità da raccogliere e custodire. Una storia che affonda le radici nel 1882, quando Stefania Omboni, mossa da un senso profondo di giustizia sociale, diede vita alle Cucine in risposta a un’alluvione devastante.

Quella nascita, dettata da un atto di emergenza, fu una scelta precisa: creare uno spazio dove le persone più povere potessero sentirsi accolte, riconosciute, ascoltate. Una mensa, certo, ma anche un presidio umano, un luogo dove condividere, organizzare il proprio tempo, ritrovare un po’ di fiducia.
Da allora, le Cep sono cambiate, si sono adattate, hanno ampliato servizi e modalità di intervento, ma hanno sempre mantenuto salda la propria vocazione: prendersi cura delle persone in difficoltà con discrezione, rispetto e continuità.

In questo contesto si colloca il percorso del PCTO, un’esperienza capace di trasformare lo sguardo. I ragazzi che partecipano vengono coinvolti nelle attività quotidiane – il servizio in mensa, la condivisione del pranzo con gli ospiti, la sistemazione degli spazi comuni – ma anche in momenti di riflessione, confronto e restituzione.

Non si tratta solo di “fare qualcosa per gli altri”, ma di abitare una realtà complessa, osservarla da vicino, riconoscerne la dignità, interrogarla, e lasciarsi interpellare.

La zuppa della gentilezza è una fiaba scritta da uno di questi gruppi. È nata alla fine di un periodo intenso, dopo mani tese, sguardi incrociati, parole raccolte e restituite. Come ogni gruppo, anche questi ragazzi sono stati invitati a lasciare un segno concreto della loro esperienza: una frase, una poesia, un disegno, un pensiero. Hanno scelto di scrivere una fiaba, e noi abbiamo voluto trasformarla in un video animato. Un piccolo gesto, ma carico di significato.

In questa storia immaginata dai ragazzi si riconoscono chiaramente i valori vissuti in prima persona durante il percorso alle Cep: la centralità della relazione, la fiducia come chiave di accesso ai servizi, la responsabilità individuale che si intreccia con quella collettiva, il valore della prossimità, della cura, dell’ascolto. Nessuno ha imposto loro questi concetti: li hanno incontrati, forse solo intuiti, ma abbastanza da farli emergere spontaneamente.

La zuppa nella pentola diventa così il simbolo di ciò che le Cucine Economiche Popolari continuano a rappresentare: uno spazio in cui le risorse si sommano, si mettono in circolo, si trasformano. Uno spazio dove ognuno – anche chi è arrivato per imparare – finisce per donare qualcosa di sé.

Condividiamo questo video perché custodisce una visione, un messaggio, una memoria. Ma soprattutto perché testimonia che i valori fondanti delle Cep – accoglienza, condivisione, giustizia sociale – possono essere ancora oggi vissuti, compresi e trasmessi. Anche da chi ha solo sedici o diciassette anni. Anche attraverso una fiaba.

Guarda il video La zuppa della gentilezza