Ogni comunità vive e cresce grazie a forme di impegno che nascono dal desiderio di generare cambiamento. Il volontariato è una di queste forze silenziose, capaci di attraversare i decenni e di reinventarsi per rispondere a bisogni sempre nuovi. Dietro ogni gesto, piccolo o grande, c’è un intreccio di motivazioni, relazioni e competenze che rende questo fenomeno molto più complesso di quanto possano restituire i soli indicatori quantitativi.
Il nuovo report Istat “Il volontariato in Italia – Anno 2023” fotografa un settore che, pur attraversando trasformazioni profonde, continua a rappresentare un pilastro per la tenuta sociale del Paese. All’interno di questo scenario, le Cucine Economiche Popolari mostrano una traiettoria originale: una realtà che riesce a far convivere la solidità di una tradizione storica con la freschezza di nuove energie, in un contesto dove l’accoglienza è sempre il punto di partenza e di arrivo.
Trasformazioni in corso
Secondo l’indagine Istat, nel 2023 il 9,1% della popolazione italiana sopra i 15 anni ha svolto attività di volontariato — in forma organizzata o diretta — per almeno quattro settimane nell’anno. È una percentuale leggermente inferiore rispetto al 2013, ma che resta significativa e sostanzialmente stabile dopo il calo legato alla pandemia. Questa resilienza testimonia come il volontariato, pur dovendo fare i conti con una società sempre più veloce e frammentata, continui a essere percepito come uno spazio privilegiato di partecipazione.
Una delle tendenze più interessanti riguarda la crescita dei cosiddetti volontari “ibridi”: persone che si impegnano sia all’interno di organizzazioni strutturate sia in forme autonome, per rispondere a situazioni di bisogno che intercettano direttamente nella loro vita quotidiana. È un segno di come l’impegno non sia più confinato a un solo ambito, ma si muova tra reti formali e informali, combinando competenze e relazioni.
Sul piano geografico, il Nord-est continua a distinguersi per livelli di partecipazione più elevati, mentre il Mezzogiorno fatica a colmare un divario storico. Questo dato non racconta solo differenze economiche, ma anche diverse tradizioni associative e infrastrutture sociali, che influiscono sulla possibilità di coinvolgere i cittadini.
Le motivazioni che spingono all’impegno restano solide: ideali condivisi, senso di appartenenza a una comunità e volontà di contribuire al bene comune sono le spinte principali per chi opera all’interno di organizzazioni. Chi presta aiuto in maniera autonoma è invece spesso mosso dall’urgenza di rispondere a bisogni immediati o da legami personali con le persone aiutate.
Quando i numeri incontrano la vita reale
Le statistiche nazionali offrono un quadro utile, ma il vero significato del volontariato si coglie osservando come prende forma nella vita quotidiana. Alle Cucine Economiche Popolari, l’impegno non si misura solo in ore donate, ma nella qualità delle relazioni che nascono e si consolidano attorno a un servizio.
Qui, l’andamento è in controtendenza rispetto a quello nazionale: il numero dei volontari è in crescita e l’età media si sta abbassando. Il ricambio generazionale è già in atto, con giovani che scelgono di affiancarsi a volontari storici, portando nuove idee e competenze. Questo incontro tra generazioni crea un terreno fertile per innovare senza disperdere la memoria del passato.
Le Cep offrono un contesto in cui l’accoglienza è il filo conduttore di ogni attività: un pasto servito con cura, un momento di ascolto prima di una doccia, un sorriso durante la distribuzione di un capo d’abbigliamento. In questi gesti si costruisce una rete di fiducia che va oltre il bisogno immediato e apre a percorsi di autonomia. Un volontario racconta: “All’inizio ero venuto per dare una mano. Poi mi sono accorto che qui ricevevo più di quanto davo, in termini di umanità, di relazioni, di prospettiva sulla vita.”
Una comunità che guarda avanti
Il volontariato di oggi è chiamato a confrontarsi con sfide nuove: il tempo a disposizione delle persone è più frammentato, le modalità di impegno devono essere flessibili, le motivazioni si intrecciano con bisogni di socialità, crescita personale e appartenenza.
Alle Cep, queste sfide si traducono in scelte concrete: proporre percorsi di inserimento graduale per i nuovi volontari, favorire occasioni di scambio tra esperienze diverse, investire in momenti formativi che rafforzino competenze e motivazioni. Non si tratta solo di “fare di più”, ma di “fare meglio”, mantenendo l’attenzione su relazioni autentiche e obiettivi condivisi.
Il futuro del volontariato non sarà una semplice prosecuzione del passato. Richiederà creatività, capacità di adattamento e una visione che sappia tenere insieme risultati concreti e valori fondanti. In questo senso, l’esperienza delle Cucine Economiche Popolari è un laboratorio aperto: un luogo dove la partecipazione non è un atto episodico, ma un processo che trasforma chi dà e chi riceve.
Fonti
Istat, Il volontariato in Italia – Anno 2023
Vita.it – “Volontariato: quello che non dicono i numeri dell’Istat”
Cantiere Terzo Settore – “Istat: in Italia meno volontari ma cresce l’impegno”
Forum Terzo Settore – “Istat: oltre 4,7 milioni di persone attive nel volontariato”