Pellegrini di speranza: l’anno giubilare vissuto alle Cep

Con la celebrazione di domenica 28 dicembre 2025 in Cattedrale, la diocesi di Padova ha concluso il cammino del Giubileo 2025, vissuto sotto il segno dei “Pellegrini di speranza”. Per le Cucine Economiche Popolari, indicate dalla diocesi come luogo giubilare, l’Anno Santo è diventato un’occasione preziosa per accogliere persone, gruppi e comunità desiderosi di conoscere da vicino un tratto concreto della carità cittadina.

Oltre ottocento persone hanno varcato la soglia delle Cep: parrocchie, gruppi giovani, associazioni, comunità religiose, centri di ascolto, studenti, giornalisti, ex obiettori, volontari. Un flusso di incontri che ha accompagnato per mesi la vita ordinaria della mensa e dei servizi, portando dentro le Cucine uno sguardo ampio, attento, spesso sorpreso.

Dal Tempio della Pace a via Tommaseo: un passaggio di senso

L’anno giubilare delle Cucine è iniziato ufficialmente sabato 8 febbraio 2025, con un pellegrinaggio dal Tempio della Pace alla sede storica di via Tommaseo. La scelta del luogo di partenza portava con sé un significato particolare: proprio accanto al Tempio della Pace sorgerà la nuova sede delle Cep, inserita tra i progetti di carità del Giubileo per sostenere la ristrutturazione degli spazi che ospiteranno i servizi dei prossimi anni.

Quel primo cammino ha anticipato ciò che si è ripetuto lungo tutto l’anno: piccoli gruppi in movimento tra due luoghi che, dentro la città, raccontano lo stesso Vangelo con linguaggi diversi. Il Tempio della Pace con la sua liturgia e la sua preghiera; le Cucine con il pane condiviso, il servizio sanitario, le docce, il guardaroba, la prossimità vissuta ogni giorno accanto alle fragilità.

Gli incontri giubilari si sono svolti la sera, quando il ritmo della giornata lasciava spazio al silenzio. Ogni gruppo veniva accolto con un gesto semplice e significativo: una breve memoria del proprio battesimo, che evocava il valore del nome ricevuto e dell’identità custodita. Da lì prendeva avvio un percorso ispirato alla parabola del Buon Samaritano: la Parola ascoltata insieme, il racconto di una storia di vita e poi il passaggio negli spazi delle Cep, per cogliere da vicino la cura e la relazione che animano la quotidianità del servizio.

Il cammino non seguiva un modello fisso: ogni gruppo portava con sé domande, sensibilità, attese diverse. Proprio questa varietà ha reso l’esperienza viva, generativa, capace di aprire spazi di ascolto e consapevolezza per chi arrivava e per chi accoglieva.

Quando l’incontro diventa consapevolezza

La partecipazione di una trentina di gruppi ha creato un movimento continuo tra le Cucine e la città. Molti hanno espresso gratitudine per la possibilità di scoprire da vicino un luogo che spesso vive nell’immaginario collettivo come semplice mensa. Entrando negli spazi del servizio sanitario, degli ambienti dedicati all’accoglienza, nei luoghi della cura quotidiana, è emersa una comunità fatta di operatori, volontari, suore, cittadini e persone accolte che, insieme, costruiscono una rete silenziosa e tenace.

Le storie condivise durante gli incontri hanno aperto un tempo di ascolto profondo. Sono storie che parlano di ferite, cammini interrotti, ripartenze possibili, relazioni che restituiscono fiducia. Hanno permesso ai presenti di intravedere ciò che ogni giorno prende forma alle Cucine: percorsi fragili che cercano un orientamento, persone che trovano qualcuno disposto a camminare accanto a loro.

Per molti è stato sorprendente scoprire la dimensione di cura che attraversa la vita delle Cep. Questo sguardo ha generato dialoghi intensi e domande autentiche: che cosa significa accompagnare una fragilità? quali segni di speranza emergono nella vita quotidiana? come si può sostenere chi vive ai margini della città?

Ogni incontro si concludeva con un gesto condiviso: ciascuno scriveva su un foglio un desiderio di speranza, una preghiera, una parola significativa per il proprio cammino. I biglietti venivano raccolti in un contenitore poi deposto nella cappellina delle Cucine, sotto il tabernacolo. Un segno discreto che ha reso visibile la trama di fede, attesa e responsabilità che ha accompagnato l’intero anno giubilare.

Ciò che resta e ciò che continua

La conclusione dell’Anno Santo segna il termine del cammino liturgico, ma non chiude l’esperienza vissuta alle Cucine. La speranza al centro del Giubileo rimane una dimensione quotidiana: si esprime nell’accoglienza del mattino, nei gesti di cura del servizio sanitario, nella presenza costante di chi offre tempo, ascolto, competenze.

L’anno trascorso ha lasciato un’eredità concreta:
– uno sguardo più attento verso le vite più fragili;
– una consapevolezza più piena del valore della comunità;
– una rete di relazioni che continua attraverso le persone che hanno visitato le Cep e che oggi portano con sé un frammento di ciò che hanno visto.

Per le Cucine Economiche Popolari il Giubileo è stato la conferma che la speranza si costruisce passo dopo passo, nel servizio quotidiano, nella vicinanza e nella responsabilità condivisa.
E continua ogni giorno, ogni volta che qualcuno entra dalla porta di via Tommaseo con una domanda, un bisogno, o semplicemente il desiderio di essere chiamato per nome.