La ricchezza delle Cucine Economiche Popolari risiede nelle centinaia di ospiti che le frequentano, diversi per Paese di provenienza (ne sono stati calcolati 82), religione, cultura, tradizioni e stili di vita, ma accomunate da una condizione di disagio, sia esso economico, abitativo, lavorativo o relazionale, che ne fanno una palestra unica dove sperimentare tecniche innovative di comunicazione, condivisione, gestione del conflitto, valorizzazione delle persone e delle loro capacità. Si tratta delle soft skills sempre più preziose per le aziende piccole e grandi della comunità locale, alle quali le Cucine hanno voluto offrire una proposta di volontariato d’impresa, ricevendo interesse da parte del mondo imprenditoriale sensibile a questi temi. A questa proposta, che consiste in un percorso formativo rivolto al personale delle imprese, è stato dedicato il quinto degli eventi organizzati per celebrare i 140 anni delle Cucine Economiche Popolari, l’incontro si è svolto sabato 14 gennaio, dalle 10.00 alle 12.30 presso la Camera di commercio, titolo dell’evento “Volontariato d’impresa e bilancio sociale. L’agire sociale di Fondazione Nervo Pasini – Cucine economiche popolari: un’opportunità di crescita per le aziende e per il Terzo settore”. Nell’ambito dell’incontro è stato illustrato un percorso in quattro tappe: Accoglienza e briefing, Formazione e case study, Servizio di volontariato, Debriefing e condivisione. Tra i pionieri del volontariato d’impresa alle Cep, c’è la Lago Spa di Villa del Conte, azienda leader nella produzione di arredi, che ha scelto di sensibilizzare tutto il management e i propri dipendenti alla realtà delle Cucine, decidendo di proporre alle prime linee e ai collaboratori questo tipo di esperienza nel 2023, in un’ottica di crescita personale e miglioramento continuo. Nell’incontro sarà riservato spazio anche a testimonianze relative sia al bilancio sociale che al volontariato d’impresa.
Di bilancio sociale alle Cucine Economiche Popolari si parla già da qualche anno, ma è la prima volta che questo documento viene presentato nella sua forma completa. E’ il frutto di un lavoro collettivo, al quale hanno contribuito il dottor Massimo D’Onofrio, imprenditore, nel consiglio di amministrazione della Fondazione Nervo Pasini dal 2017, il presidente della Fondazione don Luca Facco, il professor Giacomo Boesso, ordinario di Economia Aziendale all’Università di Padova. Ma il documento è anche il risultato della partecipazione di tutta la comunità che ruota intorno alle Cep. Perché il bilancio sociale serve proprio a questo. «Con questo documento cogliamo l’opportunità di comunicare i punti di contatto con la comunità nella quale ci inseriamo – ha sottolineato D’Onofrio – Come tutte le realtà associative, abbiamo una serie di interlocutori di rifermento, sia interni che esterni: i dipendenti, i volontari, gli ospiti, i fornitori, i finanziatori, le istituzioni, i cittadini. La diocesi di Padova ha inteso presentarsi in tutte le sue attività con la massima trasparenza. Per questo ha affidato la gestione delle Cucine alla Fondazione Nervo Pasini, che ha ovviamente un proprio bilancio economico. Il bilancio sociale ne esplicita l’identità, la vision, la mission nel campo economico, sociale ed ambientale».
Alla mission e alla vision della Fondazione e delle Cucine Economiche Popolari è dedicato il primo dei sette capitoli nei quali è diviso il documento. Lo spirito delle celebrazioni per i 140 anni è offrire uno sguardo più ampio sulle attività che si svolgono alle Cucine, analizzate nel bilancio sociale. «Un occhio capace di spaziare, offrendo una serie di opportunità al territorio – sintetizza D’Onofrio –Essendoci aperti a collaborazioni e visite, abbiamo trasformato le sollecitazioni in opportunità. Gli obiettivi del bilancio sociale sono la trasparenza, la condivisione e la partecipazione. Se poi questa partecipazione ci porta qualche critica, ben venga. Una volta che si attiva un circolo virtuoso non si immagina quante cose si mettono in modo, se si apprezza la complessità di un ambiente. Culture diverse, abitudini, percorsi personali. Non esiste una lingua comune. A volte è veramente difficile, ma abbiamo voluto trasformare questa oggettiva difficoltà in opportunità per le imprese che volessero sviluppare le skill trasversali per i propri dipendenti. Penso che il cantiere delle Cucine, con la voglia di vedere la ricchezza delle persone che le frequentano, possa dare tante soddisfazioni. Poi, da fare ce n’è. Quando si cominciano a sviluppare delle idee, emergono altre necessità, alle quali rispondono altre persone con altre idee. Ho avuto la sensazione di un sostegno straordinario che va messo a sistema, di più e meglio».
Madina Fabretto