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Commissione del parlamento europeo in visita alle Cep

Che le Cucine Economiche Popolari fossero un avamposto per l’innovazione sociale lo sapevamo. Lo hanno verificato anche i componenti della commissione Covi del parlamento europeo, in visita lo scorso 2 novembre, a via Tommaseo nell’ambito di una missione di tre giorni nel Nord Italia per raccogliere informazioni sulle principali sfide affrontate durante le prime settimane dell’emergenza Coronavirus. La “Commissione speciale sulla pandemia di Covid-19: insegnamenti e raccomandazioni per il futuro” (Covi) è stata istituita lo scorso marzo per occuparsi di quattro aree: salute, democrazia e diritti fondamentali, impatto sociale ed economico e aspetti globali legati alla pandemia. La commissione, composta da Aldo Particiello, Alessandra Moretti, Romana Jerkovic, Pierfrancesco Majorino, Veronique Trillet-Lenoir, Rosa D’Amato, Christine Anderson, Cristian Terhes e Marisa Matias, era accompagnata da otto membri del personale e sei interpreti.

«Credo che l’aspetto più positivo nella gestione del Covid-19 da parte nostra stia nel fatto che siamo gli unici ad essere rimasti sempre aperti – sottolinea suor Albina Zandonà, direttrice della Cucine Economiche Popolari – Anche nel periodo di lockdown più rigoroso, l’unica realtà aperta a Padova e che dava risposte eravamo noi. Lo abbiamo fatto perché avevamo due obiettivi: rispettare i decreti che via via venivano emanati e rispettare gli ospiti. Consapevoli dei loro bisogni, abbiamo cercato di modificarci continuamente per riuscire a tenere aperto. La commissione questo l’ha apprezzato. Ci hanno chiesto se avevamo paura. Abbiamo risposto di sì. Avevamo paura. Non siamo supereroi. Ma le Cucine esistono per le persone che non hanno altre risposte e quindi dovevano restare aperte».

Dopo aver sinteticamente illustrato cosa sono le Cucine, come agiscono e cosa rappresentano per la città, l’operatore Luca Marabese ha spiegato alla delegazione europea come sono cambiate le cose da quel fatidico 23 febbraio 2020, quando è stato emanato il primo Dpcm sulle misure urgenti per il contenimento della pandemia. Da quando Padova è stata dichiarata zona rossa, nel marzo 2020, le Cep hanno continuato a garantire i loro servizi, in quanto considerati essenziali per la comunità e si sono dovute in parte sostituire ad altre realtà come i Servizi sociali, la Casetta Borgomagno, la Caritas Diocesana e il Pane dei Poveri, che erano chiuse. L’attività di volontariato è stata sospesa e sostituita con la disponibilità di una dozzina circa di giovani sacerdoti della Diocesi di Padova per la distribuzione dei pasti. Quando i volontari hanno potuto riprendere l’attività, lo hanno fatto con la misurazione della temperatura, autodichiarazione, misure igieniche, distanziamento e il rispetto di tutte le regole previste dai protocolli. E’ stata accelerata l’istituzione del tesserino per accedere alle Cep e modificata e la gestione dell’accoglienza, all’ingresso. Assieme ad altre realtà cittadine, le Cucine Economiche Popolari sono state inoltre promotrici della somministrazione del vaccino anche alle persone prive di una tessera sanitaria con codice fiscale, trovando un accordo con l’Azienda Sanitaria Locale e l’Azienda Ospedaliera per l’attivazione di un servizio di prenotazione ad hoc. Lo stesso è stato fatto per il green pass, che in un primo momento era vincolato ai soli cittadini provvisti di un regolare permesso di soggiorno

Dopo Padova, la delegazione è proseguita per Bergamo e altre città del Veneto e della Lombardia, fra le regioni italiane più colpite dalla pandemia di Covid-19, per approfondire cosa è accaduto durante le prime fasi della pandemia, quale è stata la risposta e quali le principali sfide affrontate, con l’obiettivo di preparare meglio l\’UE a nuove minacce alla salute pubblica. La missione si concluderà domani nell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano dove si terrà la conferenza stampa conclusiva.

Madina Fabretto