Le attività educative promosse dalle Cucine Economiche Popolari si sono rivelate, negli anni, una parte fondamentale del loro impegno quotidiano: un modo concreto per accompagnare persone, scuole, gruppi e realtà del territorio in un’esperienza di ascolto, consapevolezza e cittadinanza attiva.
Nel corso del 2025 è stata realizzata la prima valutazione di impatto sociale di questi percorsi. Un lavoro articolato che ha analizzato, con strumenti quantitativi e qualitativi, i cambiamenti generati nei partecipanti e nella comunità, a partire dall’educazione. Non un’educazione teorica, ma una formazione costruita nel contatto diretto con le storie, con le povertà, con il quotidiano.
La valutazione si è basata su un modello ispirato alla Teoria del Cambiamento, con l’obiettivo di misurare quanto e come l’esperienza vissuta alle Cucine trasformi sguardi, relazioni e comportamenti. Sono stati coinvolti studenti delle scuole superiori, universitari, adulti in percorsi di giustizia riparativa, dipendenti aziendali, bambini delle scuole primarie, insegnanti e gruppi parrocchiali. I dati raccolti, insieme alle testimonianze, restituiscono un’immagine chiara e potente di un luogo che educa trasformando.
I numeri che parlano di cambiamento
I risultati evidenziano l’efficacia di una proposta fondata sul coinvolgimento diretto. Il 98,5% degli studenti dei percorsi PCTO ha dichiarato di aver sviluppato maggiore empatia. Il 100% dei tirocinanti universitari ha migliorato le proprie capacità relazionali e di ascolto. L’80% degli studenti delle scuole primarie coinvolti nei laboratori ha acquisito una nuova sensibilità verso la marginalità.
Anche tra gli adulti coinvolti in attività riparative o percorsi di inclusione, emergono segnali importanti: il 66,7% ha riscoperto fiducia in sé stesso, e molti hanno espresso il desiderio di proseguire in forme attive di partecipazione. Tra i lavoratori che hanno partecipato al volontariato formativo d’impresa, il 78% ha trasferito nel proprio ambito professionale competenze maturate grazie all’esperienza alle Cucine.
La forza delle testimonianze
Accanto ai dati, si fanno strada le parole: quelle degli studenti che dicono “ora guardo chi vive in strada con occhi diversi”; quelle di chi, dopo un’esperienza riparativa, racconta “mi sento finalmente parte della comunità”; quelle dei volontari d’impresa che sottolineano “ho imparato ad ascoltare, davvero”.
L’educazione, in questo contesto, non è un servizio erogato, ma un processo generativo che coinvolge chi accoglie e chi è accolto, chi serve e chi osserva, chi racconta e chi ascolta. Alle Cucine si apprende che la povertà non è solo un problema da risolvere, ma una realtà da conoscere, da accogliere e da abitare insieme, in uno spazio condiviso che rompe l’indifferenza.
Una comunità educante in continua evoluzione
L’azione educativa delle Cucine si struttura attorno a tre grandi aree: percorsi di formazione per i giovani, inclusione e recupero sociale per persone in difficoltà, sensibilizzazione della cittadinanza. La ricchezza dell’esperienza risiede nella capacità di far incontrare mondi diversi – scuola e fragilità, azienda e volontariato, povertà e giustizia – in un ambiente protetto e significativo.
A rendere tutto questo possibile è una rete che lavora ogni giorno: operatori, volontari, comunità di suore che preparano gli incontri, accompagnano i gruppi, leggono insieme i vissuti, progettano momenti formativi, facilitano la riflessione, raccolgono domande.
La valutazione non fotografa solo un presente già ricco, ma apre piste per il futuro. Cresce la consapevolezza dell’importanza di monitorare l’impatto a lungo termine, di coinvolgere anche le famiglie nei percorsi educativi, di rafforzare le collaborazioni con le scuole, le università, le aziende. Soprattutto, emerge la necessità di rendere accessibili queste esperienze a un numero crescente di persone, perché la formazione alla solidarietà possa essere davvero un patrimonio comune.
Educare per trasformare: una responsabilità condivisa
L’esperienza delle Cucine dimostra che l’educazione può cambiare le persone, e che le persone cambiate possono a loro volta trasformare i contesti in cui vivono. L’incontro con la marginalità non lascia indifferenti: mette in discussione, fa riflettere, apre domande. E genera, spesso, il desiderio di fare la propria parte. In una città, in una scuola, in una famiglia.
Investire su queste attività non significa solo trasmettere valori, ma formare coscienze capaci di leggere il mondo in modo più umano e responsabile. La valutazione di impatto sociale documenta tutto questo, e rappresenta un primo passo verso una visione sistemica dell’educazione alla solidarietà. Una visione che guarda alla giustizia sociale come obiettivo comune, da costruire giorno dopo giorno. Il report completo con tutti i dati, le analisi e le testimonianze è disponibile al seguente link: VIS attività educative