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Estate 2020: campi scuola alle Cucine

Neanche nel periodo di lockdown non hanno mai chiuso, le Cucine Economiche Popolari di via Tommaseo: circa 200 pasti ogni giorno, a pranzo, perché alla sera per il momento restano chiuse. A mezzogiorno agli ospiti che lo desiderino viene dato il cestino per la sera. Meno volontari in pista ma l’estate è passata senza problemi con l’aiuto di folti gruppi di ragazzi provenienti dalle varie parrocchie del padovano. Giovani e giovanissimi, motivati, alla scoperta di una realtà che prima non conoscevano, si sono tuffati con entusiasmo nell’esperienza di servire i pasti agli ospiti. “Lei come si chiama? Io sono Mario. Come va? Che cosa ha voglia di mangiare oggi” e via chiacchierando da un lato all’altro dello sportello. Tutti bardati come ordinanza prevede, con mascherine chirurgiche e casco in plexiglass, grembiuli lunghi, cuffie e guanti. Per gli ospiti misurazione della temperatura e mani disinfettate. I posti nella sala comune per mangiare sono diminuiti da 100 a 30 per via del distanziamento obbligatorio e dunque i tempi per distribuire il cibo si sono dilatati dalle 11 alle 13.45.

In cucina vestite di bianco e con tutte le protezioni del caso corrono su e giù le cuoche, che sfornano risotti e spaghetti a ciclo continuo. Ogni giorno c’è da scegliere tra risotto, minestrone e pasta con possibilità di due condimenti diversi; per qualche ospite apposta vengono preparati i tortellini in brodo; un paio di secondi a scelta, un contorno e insalata. Se qualche ospite ha esigenze di dieta particolari si cerca di accontentarlo. Yogurt, latte e frutta per tutti, fino a che ci sono.

Tre ore di lavoro frenetico nelle cucine, a cui tutti partecipano dando il meglio di sé. Come Sara, 15 anni, volontaria per una settimana d’estate assieme a un gruppetto di amici. Frequenta la terza al Curiel e al Grest di Sant’Antonino avevano parlato della possibilità di fare volontariato alle cucine. Lei e altri hanno detto sì. <Non sapevo niente, non conoscevo le cucine popolari, giusto ci passavo a piedi davanti.  Mi ha colpito vedere così tante persone che vengono e tutte così rispettose. È una realtà molto ben organizzata ed è importante che ci sia e funzioni, aiuta tanta gente. È importante che noi ragazzi> continua Sara < facciamo questa esperienza, poi possiamo espanderla e condividerla, dando informazioni all’esterno. Sarebbe un’esperienza da ampliare a tutte le scuole, anche solo per andare a vedere come funzionano le Cucine. Io credo che ritornerò il prima possibile>.

Le Cucine Economiche Popolari, in qualità di servizio essenziale, hanno sempre continuato a portare avanti la loro opera anche nel periodo di chiusura totale del Paese.

A causa della pandemia dovuta all’ormai noto virus SARS-CoV-2, le CEP hanno subito vari cambiamenti per garantire una corretta applicazione di tutti i decreti, ordinanze e linee guida emanate dai vari livelli di governo.

Queste normative oltre a tradursi nell’applicazione di significativi cambiamenti dell’assetto organizzativo della struttura, hanno inciso anche nella natura stessa del lavoro influendo profondamente sulla relazione con gli ospiti: i momenti di relazione tra gli operatori e gli ospiti sono pochi ovvero durante il servizio in sala mensa o alle docce e il momento dell’ingresso, in cui l’operatore, munito di termometro a forma di pistola e disinfettante in gel, “spara” all’ospite la prova della temperatura e la tessera delle cucine per registrare la presenza.

Con il primo DPCM del marzo 2020 si era provveduto ai primi cambiamenti del funzionamento della struttura: innanzitutto si è proceduto a contingentare e normare l’ingresso.

Normare nel senso che l’accesso alla struttura era consentito previo corretto utilizzo della mascherina, l’igienizzazione delle mani e mantenendo le distanze così come segnalate da scotch e dalle indicazioni adesive.

Contingentare nel senso che le sale di aspetto del servizio docce, della mensa e del servizio medico sono state chiuse e quindi l’attesa per l’erogazione dei vari servizi avveniva all’esterno della struttura. Il problema maggiore era l’attesa durante il pranzo.

Per ovviare a questo inconveniente che rischiava di creare degli assembramenti all’esterno delle CEP si è:

  • anticipato l’orario dell’inizio non più le 11.30 ma le 11.15,
  • provveduto a tracciare delle strisce bianche intervallate a un metro l’una dall’altra all’esterno della struttura con l’intento di far rispettare le distanze di sicurezza,
  • presidiato la parte fronte strada delle CEP attraverso la costante presenza della Direttrice delle CEP, Suor Albina e degli operatori che dispensavano indicazioni utili concernenti l’osservanza del rispetto del distanziamento e delle operazioni nella fase di ingresso.

Una volta che l’ospite arrivava davanti la porta d’entrata si procedeva con il controllo del posizionamento della mascherina o nella consegna di una nuova, nella misurazione della temperatura (per qualche settimana nello svolgimento di queste operazioni ci hanno dato una mano anche i volontari della protezione civile e della croce rossa), nel lavaggio delle mani con il gel alcolico e nel registrare la presenza nel gestionale Ospoweb.

Da marzo tutti gli utenti delle CEP, per poter usufruire del servizio mensa, devono essere registrati nel gestionale (fino a marzo la tesserina era già obbligatoria per usufruire di tutti gli altri servizi della struttura). In seguito alla registrazione, in genere il giorno successivo, viene rilasciata una tesserina plastificata avente nome, cognome, fotografia e codice a barre. Questo consente la registrazione della presenza della persona attraverso la lettura del codice della tesserina, andando incontro da un lato all’esigenza di salute pubblica in caso di estrema necessità siamo in grado di fornire dell’Azienda Sanitaria i nominativi di chiunque abbia frequentato le cucine in un dato giorno, dall’altro consente alle CEP di conoscere con certezza vari tipologie di dati riferiti sia al singolo ospite sia ai singoli servizi erogati, riuscendo più agevolmente ad incrociare i dati di cui abbiamo necessità potendo così fare delle considerazioni per un continuo miglioramento dei nostri servizi.

Contingentare anche perché se prendiamo in considerazione il servizio docce abbiamo dovuto ridurre l’accesso, da marzo in poi si possono usare solo tre delle cinque docce a disposizione, mentre per quanto riguarda la sala mensa ai tempi pre-covid essa garantiva una capienza di 100 posti oggi ne contiene solo 40, dato che abbiamo dovuto sia togliere qualche tavolo che dimezzare le postazioni per ogni singolo tavolo (prima erano 4 oggi 2) inserendo anche un divisorio in plexiglass al centro degli stessi per garantire il rispetto delle normative.

Per quanto riguarda la cena, dopo il primo DPCM non si erogava più nel modo tradizionale con il pasto consumato all’interno della struttura ma attraverso la consegna di un pasto caldo da asporto.

Con l’introduzione del DPCM che estendeva la zona rossa a tutto il territorio nazionale sono stati apportati altri cambiamenti all’organizzazione dei servizi: la sospensione del servizio medico, la sospensione del lavaggio dei vestiti, la sospensione della cena nel senso che il cestino per la cena viene messo a disposizione al pranzo e la dolorosa rinuncia ai nostri volontari che fini a febbraio 2020 erano circa un centinaio.

La nostra struttura si regge sulla presenza fondamentale delle tre componenti, le Suore della comunità di Suore Terziarie Francescane Elisabettine presente presso le Cucine, dalle operatrici e dagli operatori della struttura e dei volontari. Vista la mancanza di una componente fondamentale per l’organizzazione delle Cucine alcuni giovani preti della Diocesi si sono messi a disposizione in quel periodo garantendo la prosecuzione dell’opera.