La Storia
La Fondazione Nervo Pasini è stata eretta nella Diocesi di Padova il 18 giugno 2017, attraverso un decreto vescovile, assumendo la veste istituzionale di pia fondazione autonoma con personalità giuridica.
Ha ottenuto riconoscimento civile il 3 agosto 2018 diventando, dal punto di vista dell’ordinamento giuridico dello Stato italiano una Fondazione di partecipazione.
Il 23 settembre 2022 la Regione Veneto ha provveduto ad iscrivere nel Registro Unico nazionale del Terzo Settore (Runts) l’Ente “FONDAZIONE NERVO PASINI – CUCINE ECONOMICHE POPOLARI” (rep. n. 30928; C.F. 92295650284) nella sezione “ALTRI ENTI DEL TERZO SETTORE”, ai sensi dell’articolo 47 del D. Lgs. 3 luglio 2017 n. 117 e dell’articolo 9 del Decreto Ministeriale n. 106 del 15/09/2020.
Lo scopo principale della Fondazione Nervo Pasini è testimoniare il Vangelo della carità attraverso attività di accoglienza, assistenza e promozione della persona umana.
Essa si impegna anche nella formazione, nell’educazione e nella sensibilizzazione agli ideali evangelici cui si ispira, che portano ad accostarsi agli ultimi e a camminare insieme con loro, soccorrendo le povertà ma soprattutto valorizzando le ricchezze che ciascuno di loro ha in sé, affinché ogni persona, anche quella apparentemente più povera, si faccia soggetto attivo del proprio riscatto.
Il criterio ispiratore di fondo è quello dell’amore cristiano, che trova compimento nel dono di sé. Nella sua azione la Fondazione Nervo Pasini fa riferimento ai principi del pensiero sociale cristiano, e in particolare ai principi della centralità della persona, della famiglia e della comunità, della sussidiarietà, della solidarietà, della partecipazione e della reciprocità.
Dal 2019, su impulso del Vescovo di Padova e fedelmente ai propri principi, la Fondazione Nervo Pasini ha assunto, in collaborazione con le Suore Terziarie Francescane Elisabettine, la promozione e la gestione delle Cucine Economiche Popolari (CEP), opera ultracentenaria della Chiesa di Padova.
L’Opera delle Cucine Economiche Popolari distribuisce quotidianamente circa 350 pasti ed offre altri servizi quali docce, lavaggio dei vestiti, distribuzione vestiario, un servizio sanitario, segretariato sociale, fermo posta, postazione ricarica batteria del cellulare.
Inoltre le Cucine Economiche Popolari si impegnano a promuovere iniziative di sensibilizzazione, formazione e informazione sui temi della povertà e della marginalità.
Le Cucine Economiche Popolari stanno vivendo un processo di trasformazione che le vede sempre più aperte alla città, luogo di incontro e scambio, spazio inclusivo in cui le fragilità e il disagio si incrociano con la “normalità” della vita di una città.
Giovanni Nervo
(1918 – 2013)
Figlio di Sebastiano e di Teresa Andolfatto, Giovanni Nervo nasce il 13 dicembre 1918 a Vittadone, frazione di Casalpusterlengo, in provincia di Milano.
La famiglia, originaria di Solagna (Vi), era andata profuga durante la guerra. «La mia è stata una famiglia povera e questa condizione umana mi ha dato la possibilità di entrare sempre in sintonia con le condizioni dei più umili. Penso alla saggezza umana e cristiana di mia madre che ci ricordava sempre “quelli che erano più poveri di noi”; questo ci consentiva di comprenderli e anche di essere felici di quel poco che avevamo» – si legge nel profilo di don Giovanni Nervo scritto da Sergio Frigo nel volume “I veri ricchi di Padova. Donne, uomini e storie di volontariato” curato dal Toni Grossi e pubblicato nel 2012.
Nel 1919 la famiglia ritorna a Solagna, quindi a 13 anni Giovanni entra in seminario, prima al “Barcon” di Thiene, quindi al Maggiore di Padova e il 6 luglio 1941 viene ordinato prete da mons. Carlo Agostini. «Sapevo già a otto, nove anni, che volevo fare il prete – racconta nel testo di Frigo – ma ricordo con gratitudine la sapienza di mia mamma, che ogni anno, al momento di tornare in seminario, mi diceva di pensarci bene e di non guardare alle attese della famiglia e di chiunque altro, ma di interrogare solo la mia coscienza. Ma per me fu una scelta naturale».
Il vescovo Agostini gli affida subito l’incarico di assistente al Collegio Vescovile Barbarigo di Padova e qui entra in contatto con gli ambienti della Resistenza: tanto da fare da staffetta portando comunicazioni e notizie ai partigiani riuniti sui Colli Alti del Grappa, dove Nervo ogni domenica sale a celebrare la messa: «Facevo da ufficio assistenza e stampa del gruppo resistenti: si trattava di nascondere quelli che entravano in clandestinità ed erano ricercati, di procurare cibo per le famiglie, o per le mamme che avevano il marito arrestato».
Nel 1944 Luigi Gui (padre costituente) porta a mons. Nervo l’opuscolo Uno qualunque: la politica del buon senso, «con un rudimentale ciclostile – ricorda Nervo nel volume “Storie Parallele Altopianesi” di Pierantonio Gios – ne duplicai alcune centinaia di copie che furono diffuse tra i gruppi della resistenza. Tutto questo facevo all’insaputa del mio rettore, monsignor Brotto, che sospettava qualche cosa, ma non era in grado di conoscere quello che facevamo in piena clandestinità». (In occasione dei 90 anni di Nervo e dei 60 della Costituzione è stata posta una targa commemorativa nel cortile interno del Barbarigo).
Nel 1945 fu nominato assistente provinciale delle Acli (presidente era il professor Angelo Lorenzi e consulente ecclesiastico mons. Francesco Dalla Zuanna) e contemporaneamente insegna religione all’istituto tecnico commerciale Calvi di Padova.
Dal 1950 al 1963, tramite l’Opera nazionale assistenza religiosa e morale agli operai (Onarmo) è cappellano di fabbrica e presta servizio in numerose aziende del Padovano e insieme a don Pietro Zaramella organizza vari corsi in località montate per la formazione morale e sociale degli operai. Nel 1951 istituisce la Scuola Superiore di Servizio Sociale e ben presto avrà il compito di coordinare tutte le scuole di servizio sociale Onarmo esistenti in italia.
Nel 1964 fonda il Centro di studi, ricerche e formazione nel settore dei servizi sociali e sanitari che diviene la Fondazione Emanuela Zancan (intitolata alla vicepresidente della scuola di servizio sociale di Padova morta nel novembre 1963). Mons. Nervo rimane presidente della Fondazione Zancan fino al 1997.
Nel 1965 il vescovo Girolamo Bortignon lo nomina parroco di Santa Sofia, a Padova, ma nel 1969 Nervo rinuncia all’incarico per i troppi impegni sul fronte sociale.
Il 2 luglio 1971 nasce la Caritas, voluta dalla Conferenza episcopale italiana e don Giovanni Nervo viene chiamato a presiederla, sebbene nel 1976 a causa di una modifica dello statuto – da lui stesso sollecitata – che designava la presidenza a un vescovo, Nervo divine vicepresidente e lo rimane fino al 1986. A questo proposito, in un’intervista di Gaetano Vallini sull’Osservatore Romano del 14 dicembre 2008 (per i 90 anni) Nervo dichiara: «Sono stato come un capo cordata in una scalata alpina, che inevitabilmente ha più visibilità nei media, ma la scalata è egualmente di tutti […]. Giuridicamente il fondatore della Caritas italiana è stato il cardinale Poma, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), che il 2 luglio 1971 firmò il decreto di costituzione. Culturalmente e spiritualmente il fondatore è stato Paolo VI, con il suo discorso al primo convegno delle Caritas diocesane nel settembre 1972. Organizzativamente è stato un gruppo di amici, sacerdoti e laici, su mandato della CEI, che ci hanno creduto fermamente e ci hanno lavorato con piena dedizione».
Appena nata la Caritas Italiana si trova a far fronte a un’emergenza nazionale: il terremoto del Friuli del 1976. Sono i primi passi delle Caritas diocesane: si avvia infatti una fitta rete di gemellaggi fra le diocesi italiane e le parrocchie colpite dal sisma e vengono attivati 80 centri di comunità in cui far ritrovare le persone, tutto con i contributi della Chiesa italiana. «Proponemmo alle diocesi e alle Caritas diocesane che ciascuna si facesse carico di un Paese gravemente colpito, non tanto per mandare soldi o altri aiuti, ma perché a rotazione un gruppo di volontari andasse a vivere con loro, per condividere le loro difficoltà. Risposero circa ottanta diocesi: fu un’esperienza splendida di comunione umana ed ecclesiale. Ricordo quando accompagnai il direttore della Caritas di Pavia a Braulins, un paesino completamente distrutto: chiese al sindaco di che cosa avessero bisogno. Il giovane sindaco ci pensò un po’ e poi disse: “Che facciate coraggio a questa gente”. Così alcuni volontari posero la tenda lì e rimasero con loro. È la carità che si fa condivisione» racconta Nervo nell’intervista all’Osservatore Romano. Questa esperienza portò Nervo alla presidenza dell’Associazione nazionale di volontariato della Protezione civile e nel 1996 il conferimento della Laurea Honoris Causa in Economia e commercio dall’Università degli studi di Udine.
Dal 1986 al 1991 mons. Nervo rimane a curare i rapporti fra la Cei e le istituzioni. Ritornato a Padova prosegue l’impegno con la Fondazione Zancan e i corsi estivi a Malosco (Tn) fino al 1997 come presidente, quindi come presidente onorario, lasciando l’incarico a mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini che lo aveva succeduto anche alla guida di Caritas Italiana in un passaggio di testimone della carità. Nel 2003 – il 1° dicembre – l’Università degli Studi di Padova gli conferisce una seconda laurea honoris causa in Scienze dell’educazione e per l’occasione mons. Nervo tiene una lezione magistrale sul tema “Cultura ‘nobile e cultura ‘povera’: reciproche integrazioni e arricchimenti nella formazione”.
Negli ultimi anni mons. Giovanni Nervo, nonostante l’avanzare degli anni, ha proseguito con costanza nella sua attività di promozione della pedagogia della carità, partecipando a incontri, dibattiti, scuole di formazione all’impegno sociale e politico, contribuendo con i suoi scritti – rigorosamente a mano.
Don Giovanni, nei suoi 94 anni di vita, è stato uno strenuo difensore e sostenitore del vangelo dei poveri «La prima carità è il Vangelo – dichiarò in un’intervista all’Osservatore Romano in occasione dei suoi 90 anni, il 13 dicembre 2008 – perché la povertà maggiore è la mancanza di fede, e che per molti, che forse crederanno di non essersi mai incontrati con Gesù Cristo, la carità sarà l’ottavo sacramento che li salva.»
- Tratto dal COMUNICATO STAMPA 77/2013 dell’Ufficio Stampa della Diocesi di Padova del 21 marzo 2013
Giuseppe Benvegnù-Pasini
(1932 – 2015)
Nasce a Piove di Sacco PD il 26 dicembre 1932. Subito dopo la guerra, nell’ottobre 1945, entra in seminario all’età di 13 anni.
Viene ordinato sacerdote all’età di 23 anni e mezzo l’8 luglio 1956.
Dal settembre 1956 fino al 1963 svolge funzioni di coadiutore nella parrocchia di San Daniele a Padova.
Dal settembre 1963 al settembre 1967 è animatore pastorale nella nascente zona industriale di Padova, che contava più di 300 aziende e settemila dipendenti. Contemporaneamente insegna Dottrina sociale della Chiesa nella Scuola Superiore di Servizio Sociale di Padova e si iscrive alla facoltà di Scienze politiche all’Università di Padova.
Conseguirà, successivamente, la laurea nella stessa disciplina a Roma, in quanto nel settembre 1967 viene chiamato a Roma come vice assistente nazionale delle Acli, a fianco dell’assistente nazionale mons. Cesare Pagani e vi rimane fino al 1971, con l’incarico di seguire la formazione dei quadri nazionali e provinciali del movimento. Sono gli anni più delicati dell’organizzazione aclista, che hanno visto la famosa “sconfessione” [disconoscimento] del movimento [ecclesiale] da parte di Paolo VI e il conseguente ritiro degli assistenti ecclesiastici nazionali e provinciali.
Nel 1972 mons. Giovanni Nervo chiede al Vescovo di Padova che mons. Pasini possa collaborare nell’importante istituzione nata da poco per volere del Papa Paolo VI e della quale Nervo era presidente, la Caritas Italiana.
Così, dopo la laurea in scienze politiche conseguita presso l’Università La Sapienza di Roma, inizia il nuovo impegno come responsabile del settore “Studi, formazione e documentazione” di Caritas Italiana, fino al 1986. In quell’anno mons. Nervo lascia la Caritas Italiana per la scadenza del secondo mandato prevista dallo Statuto e in contemporanea la CEI nomina direttore nazionale mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini, che ricoprirà questa carica dal 1986 al marzo 1996, per due mandati consecutivi.
Nel corso del duplice mandato di mons. Pasini la Caritas consolida la sua presenza, distinguendosi per una forte connotazione educativa e sociale, con estrema attenzione ai bisogni dimenticati e agli “ultimi della fila”, sia a livello nazionale che internazionale.
Negli anni 1982-2002 mons. Pasini è docente di Pastorale della carità alla Pontificia Università Lateranense. Dal 1996 al 2000 è direttore del Centro Giuseppe Toniolo di Padova. Dal 2000 al 2010 è Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero della Diocesi di Padova.
Nel 1997 mons. Nervo dà le dimissioni da presidente della Fondazione Emanuela Zancan Onlus Centro Studi e Ricerca Sociale e chiede al Vescovo che possa subentrare a lui nella presidenza mons. Pasini.
Dal 1997 quindi fu presidente della Fondazione Emanuela Zancan Onlus, Centro di Studio e Ricerca nel settore delle politiche sociali, sanitarie, sociosanitarie, educative, cioè dei servizi alla persona. Il 3 marzo 2015, alle 12.01, mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini ha ricevuto la telefonata di papa Francesco. «Santità, la sua elezione è stata per me liberante» risponde don Giuseppe: «Quando la elessero papa, io ero in gran confusione, poi ebbi un’illuminazione e pensai “offro la mia sofferenza a Dio, per il Papa, perché possa compiere il suo enorme compito di riforma della Chiesa”. Dopo questo fatto tutto mi fu più chiaro: la mia malattia non cadeva nel vuoto ma aveva un compito nella Chiesa e nel mondo. Quando l’offerta è al Signore, tutto diventa più significativo. Non soffrivo invano, tutto si univa alla sofferenza di Cristo. Ora ho uno scopo per cui pregare e per cui soffrire».
- Tratto dal COMUNICATO STAMPA 87/2015 dell’Ufficio Stampa della Diocesi di Padova del 21 marzo 2015