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IL PCTO 2.0

Venire incontro alle povertà che di volta in volta si affacciavano è stato da sempre l’impegno delle Cucine. Ancora oggi ci si chiede: quali sono le nuove povertà?

Cercando risposte a questa domanda ci siamo resi conti che in questi anni è cresciuta molto la povertà educativa e, in particolare, la difficoltà per tanti adolescenti di trovare il senso della vita e del loro impegno. L’immersione in una società in continua evoluzione in modo accelerato, la pandemia e ora la guerra stanno creando un senso di profonda incertezza, di disorientamento e si fa grande fatica a immaginare il futuro. Per questo si è deciso di impegnarsi per gli adolescenti e con gli adolescenti attraverso l’esperienza del PCTO (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). Abbiamo deciso di offrire un’opportunità formativa ai ragazzi che vi prendono parte, proponendo qualificati momenti formativi in aula, l’esperienza del servizio e la possibilità di rielaborare il proprio vissuto. In questo modo gli adolescenti fanno un’esperienza di servizio, di consapevolezza delle proprie risorse e limiti, si confrontano con una realtà molto concreta, “aprono gli occhi” su persone che mai fino ad ora avevano incontrato.

A questo proposito vogliamo condividere due contributi sull’esperienza del PCTO: un di Marco, uno studente che ha aderito all’esperienza lo scorso anno, l’altra del Professor Giacomo Magro un insegnante dell’istituto Alberti che ha collaborato con la nostra struttura come aiutandoci a tracciare le basi per un’iniziativa originale e innovativa e densa di aspetti educativi.    

Marco ha concluso l’anno scolastico e si è subito rimboccato le maniche, prestando servizio una settimana alle Cucine Economiche Popolari di Padova. “Un’esperienza che consiglio, che può farti conoscere nuove realtà e fa crescere interiormente”.

Marco, 19 anni, al quarto anno al Liceo Scientifico – scienze applicate, non ci ha pensato due volte e ha aderito con entusiasmo e curiosità alla proposta del suo Istituto, che ha deciso di unire alle esperienze di scuola lavoro un percorso di impegno pratico e formazione nella realtà padovana che offre assistenza e pasti. “Ho scelto di aderire – ha spiegato Marco – perché ho subito capito la complessità e la profondità della proposta e mi piaceva l’idea di conoscere una nuova realtà. Era la prima volta che facevo volontariato, ma non siamo arrivati impreparati. Abbiamo frequentato online alcuni incontri, duranti i quali ci hanno introdotto alla realtà delle Cucine, alle molte ‘vite’ degli ospiti, alla storia della Fondazione e ai molti servizi che le CEP offrono al di là della distribuzione dei pasti”.

Poi, l’esperienza dietro lo sportello. “Ci siamo sentiti accolti, gli operatori ci hanno fatto subito capire come lavorare al meglio con gli ospiti, come essere gentili e come trattarli, come garantire loro un buon servizio. Mi è piaciuto il rapporto che abbiamo instaurato con gli operatori e osservarli all’opera, apprezzando il rapporto che loro vivono quotidianamente con gli ospiti”.

Marco, che ha lavorato a pranzo, ha visto sfilare davanti a sé oltre 150 persone ogni giorno. “Certo, non ci siamo fermati un attimo – sorride – ma non è stato impegnativo, anzi, piacevole”. E non si è limitato a preparare i vassoi. “Gli operatori ci hanno invitato ad avvicinare gli ospiti, a provare a conoscerli, a sederci al tavolo con loro mentre mangiavano, a parlare. Ricordo un signore che lavorava come portinaio, uno degli ospiti più gentili e che mi ha fatto migliore impressione. Era un ospite fisso, ci ha accolto bene e aveva sempre voglia di parlare con noi. Ci ha chiesto cosa facciamo, della nostra vita e ci ha raccontato la sua. Ho parlato anche con un signore che veniva dal Marocco. Mi ha raccontato come era arrivato in Italia e cosa stava facendo qui, com’era la sua vita. È stato bello poter entrare anche solo per un attimo nella vita di queste persone”.

Tutto bene, dunque? “Un unico episodio mi ha lasciato un ricordo triste – spiega – Un ospite parlava in dialetto veneto stretto e io, che non sono di qui, non riuscivo a capire cosa volesse. E così lui si è arrabbiato. Ma eravamo stati preparati anche a questo e non ci sono rimasto male”.

Cosa ti sei portato a casa da questa esperienza? “Soprattutto i volti e le storie delle persone – conclude – Questa esperienza mi ha fatto capire cosa significhi concretamente aiutare il prossimo, di come possa essere un impegno lieve e di come anche solo un piccolo gesto che a me non comporta alcuna fatica possa rappresentare molto per loro. Ho imparato molto e vorrei inserirmi nel mondo del volontariato una volta conclusa la scuola”.

Per il prof. Giacomo Magro l’esperienza non si traduce solo in servizio di volontariato quotidiano alle Cucine, ma anche un complesso percorso di formazione sull’attività della Fondazione Pasini e, più in generale, sulla comunicazione con i moderni mezzi e sui temi sociali. È questa la proposta fatta ai ragazzi delle classi terze e quarte dall’istituto Alberti di Abano che ha visto l’adesione entusiasta di più di 30 alunni nel primo anno (AS 2021/2022), maschi e femmine, di qualsiasi indirizzo, dal Tecnico ai Licei. Un numero raddoppiato quest’anno

“[Insieme alle Cucine popolari] abbiamo compreso nella proposta incontri formativi propedeutici al servizio e attività laboratoriali di supporto all’esperienza, dove si sono analizzate le tematiche della storia e dello stile della struttura, i diritti dei migranti, i pregiudizi, la sostenibilità alimentare e la cittadinanza attiva” spiega il Coordinatore del progetto Giacomo Magro, professore di Storia e Filosofia nel triennio, che ha lavorato sin dall’inizio con il sostegno della Dirigente Stefania Ponchia, inserendo l’esperienza di volontariato all’interno del PCTO -Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento.

“Lo considero anche un vero e proprio percorso di educazione civica – commenta Magro – che, visti gli ottimi risultati, intendiamo riproporre ogni anno. C’è stata un’apertura immediata alla proposta, anche se è particolare rispetto ad altre attività che si fanno a scuola. Abbiamo registrato non solo una partecipazione entusiasta e responsabile da parte di ragazzi, ma anche l’interesse delle famiglie. I genitori sono stati coinvolti in un incontro di presentazione online, cui hanno partecipato con interesse insieme ai loro figli”.

Come funziona il progetto? “Questo particolare percorso di PCTO prevede un modulo di 30 ore, che abbiamo articolato in 5 ore di formazione e 25 in presenza all’interno delle Cucine. I ragazzi hanno fatto pratica allo sportello e in sala durante l’estate per 5 giorni. Ogni giorno si recavano nella struttura dove restavano per 5 ore: dalle 10 alle 11 impegnati in un incontro laboratoriale, dalle 11 alle 14 nel servizio allo sportello e in sala, a seguire la discussione condivisa fino alle ore 15.00. L’esperienza era stata preceduta da due incontri che si sono svolti in maggio e si conclude con un incontro di restituzione a settembre”.

“Ogni settimana si avvicenda un nuovo gruppo, formato da 5-6 ragazzi – continua – Gli incontri formativi, organizzati dalle Cucine, prima dell’attività di servizio vertevano sulla Fondazione, sui comportamenti da tenere con gli ospiti e su approfondimenti di natura sociale e culturale con associazioni di categoria e volontariato per caricare di significato l’esperienza vissuta. Incontri durante i quali abbiamo registrato una partecipazione attiva, con domande di ragazzi concentrati e interessati. Molto apprezzata anche la discussione condivisa dopo il servizio, durante la quale con gli operatori e Suor Albina ripercorrevano la giornata, le difficoltà, gli arricchimenti, le esperienze positive. Questo modo di lavorare ha creato in loro una maggiore consapevolezza”.

“L’incontro di restituzione che abbiamo fatto al rientro a settembre a scuola – spiega – ha permesso di valutare la soddisfazione dei ragazzi. Ci hanno detto di essere contenti di aver potuto avvicinare una realtà a cui non erano abituati e che l’esperienza ha loro aperto gli occhi. Si è trattato di un percorso complesso, con aspetti pratici, economici, sociali e umani intrecciati che emergevano nella semplice relazione con gli ospiti delle cucine. Si sono sentiti molto convolti e quanto hanno vissuto li ha stimolati a diverse riflessioni. Se tutti hanno sottolineato la positività, qualcuno ha ricordato anche le esperienze negative, come reazioni non cortesi da parte degli ospiti. Ma sono state lette da loro stessi come occasioni di crescita, ed elaborate con Suor Albina. Infine, anche il fatto di recarsi in città, a Padova, da soli e in modo autonomo è stato un elemento di crescita. Non c’è stata alcuna preoccupazione”.

Una sessantina i ragazzi che parteciperanno al progetto nell’estate 2022. “Alcuni ci avevano chiesto di ripetere per il secondo anno l’esperienza, ma abbiamo dovuto dire di no per lasciare il posto agli altri viste le molte domande – conclude il professore – Verificheremo se cambiare o meno la modalità del servizio e gli incontri preparatori, con gruppi più numerosi per gravare meno sulle Associazioni e le Cucine. Certo che l’organizzazione di questa esperienza è stata complessa, ma, in particolare ora che sono cadute molte delle restrizioni dovute alla pandemia, sarà sempre più agevole e confermiamo la nostra volontà di riproporla ai ragazzi ogni anno”.

“Alberti per le Cucine Popolari” ha ricevuto da parte della commissione provinciale della Camera di Commercio una menzione speciale al concorso Premio di “Storie di Alternanza” IV Edizione Anno Scolastico. 2020/2021. La motivazione: “Per l’importante valenza sociale del progetto che ha saputo coinvolgere e rendere partecipi un largo numero di studenti”.

Per l’anno scolastico 2021/2022 l’esperienza estiva del PCTO è iniziata dalla prima settimana di giugno nei prossimi articoli vi terremo aggiornati con i dati raccolti e le restituzioni dei ragazzi.