Luca Marabese è un operatore delle Cucine Economiche Popolari da quasi vent’anni. Fa parte di quel gruppo di dipendenti che si dividono i compiti per la gestione dei servizi quotidiani, insieme alle persone addette alle cucine vere e proprie e alla pulizia e alla direttrice suor Albina Zandonà.ù
«L’obiettivo principale del nostro lavoro è il rapporto con la persona. In particolare io insieme a un collega mi occupo del servizio medico, dal punto di vista organizzativo. Abbiamo una convenzione con l’Ulss che ci permette di mantenere attivo l’ambulatorio e di ricevere gratuitamente alcuni farmaci. E dato che sono laureato in statistica, mi è stato affidato anche il compito di raccogliere informazioni per capire meglio la nostra realtà, che è piuttosto complessa, per andare incontro alle esigenze delle persone. Non dobbiamo dimenticare che la cosa principale è la persona».
Le Cep sono attive anche sui social. A che scopo?
«La Fondazione Nervi Pasini si è posta tra i suoi obiettivi la trasparenza. Le Cucine popolari sono su Facebook, Instagram e da poco abbiamo anche un canale Youtube. Sono canali di informazione, dove raccontiamo quello che succede qui dentro».
Come hai visto cambiare le Cucine e la gente che accede?
«Con la Fondazione e la direzione di suor Albina sono stati definiti alcuni obiettivi per la gestione di una realtà sempre più complessa, per essere sempre più efficaci in quello che facciamo. Dal punto di vista degli ospiti, c’è un circolo sempre più rapido di persone. C’è anche chi ha frequentato le Cucine per anni, poi per un periodo trova qualche sistemazione, o va nel proprio paese d’origine, poi ritorna».
Come è arrivato alle Cucine?
«Sono entrato dopo avervi fatto il servizio civile. Abito all’Arcella e quando passavo di qua ero poco più che un ragazzo e vedevo le persone che stazionavano qua davanti. Nei confronti nelle cose che non si conoscono si ha sempre un po’ di timore. Quando mi son trovato a scegliere per il servizio civile ho fatto domanda per le Cep, per conoscere meglio una realtà che mi incuriosiva. E mi sono accorto che conoscendo le cose, sono diverse da come ti sembrano. Infatti sono rimasto qua. Le cose bisogna conoscerle e non fermarsi all’apparenza o al sentito dire. O a quello che vedi senza conoscere».