loader image

La collaborazione tra tribunale di Padova e Fondazione Nervo Pasini per lo svolgimento di attività riparative

Nel marzo del 2020 la nostra Fondazione ha siglato una Convenzione con il Tribunale di Padova affinché all’interno delle Cucine economiche popolari possano essere svolte delle attività in favore della collettività quali: lavori di pubblica utilità, attività inerenti all’istituto della messa alla prova e attività relative all’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale.

Ci soffermiamo a dare una piccola spiegazione delle peculiarità dei tre istituti sopracitati:

L’affidamento in prova al servizio sociale è un misura alternativa alla pena detentiva che affida la persona condannata all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (d’ora in poi UEPE) per il periodo corrispondente alla pena da scontare. L’esito positivo comporta l’estinzione della pena.

La messa alla prova si sostanzia nella sospensione del procedimento penale a carico del imputato/indagato (a seconda della fase del procedimento in cui viene concessa) per un periodo di tempo stabilito dal giudice. Viene concessa per reati puniti con pena edittale detentiva non superiore a quattro anni. In questo caso l’esito positivo comporta l’estinzione del reato

Il lavoro di pubblica utilità può essere applicato a diverse fattispecie penali le più diffuse sono i casi di violazione del codice della strada in particolar modo guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di stupefacenti. Le pene vengono convertite dal giudice con un numero di ore stabilito dalla legge in base alla pena originariamente applicata. Anche in questo caso l’esito positivo comporta l’estinzione del reato.

Dal momento in cui la Fondazione Nervo Pasini è stata inserita nell’elenco degli enti convenzionati con il tribunale abbiamo avuto molte richieste di disponibilità per questa tipologia di servizio.

Prima di offrire la nostra disponibilità chiediamo di incontrare la persona interessata da un lato per conoscerla e capire come potrebbe essere inserita nell’organigramma di servizio, dall’altro lato per descrivere la nostra realtà affinché l’interlocutore possa avviare una riflessione sull’opportunità di svolgere il proprio servizio nella nostra opera.

Siamo in grado ospitare nello svolgimento dell’attività riparativa fino a tre persone nello stesso arco temporale.

Una volta che la persona che necessita di svolgere l’attività riparativa abbia ottenuto l’autorizzazione dal giudice viene affidata all’UEPE che sarà l’ufficio che gestirà e coordinerà il percorso di trattamento, reinserimento e riabilitazione. 

Durante lo svolgimento dell’attività riparativa il nostro ente e l’UEPE mantengono contatti e si relazionano per monitorarne l’inserimento nella struttura e l’esito della collaborazione.

Nel 2021 abbiamo ospitato 6 persone che hanno manifestato la disponibilità a svolgere l’attività riparativa alle CEP: due per lavori di pubblica utilità, tre per affidamento in prova, uno per messa alla prova.

Perché la Fondazione Nervo Pasini ha voluto mettersi in gioco favorendo queste attività?

In primo luogo siamo convinti che le Cucine Economiche Popolari siano un luogo educativo, frequentarlo e relazionarsi con questa opera mette in moto una reazione interiore positiva di apertura alla conoscenza del prossimo che porta alla modifica dei preconcetti conducendo ad una crescita personale a livello sia sociale che culturale.

In secondo luogo crediamo nel modello di giustizia riparativa che si distingue criticamente dal modello moderno e contemporaneo di pena, il quale tende a considerare il reato come violazione di una norma e la pena come conseguenza che sanziona tale condotta.

Diversamente la giustizia riparativa propone una sorta di equazione per la quale il reato risulta essere una violazione delle persone e delle relazioni interpersonali, la violazione della norma genera una o più obbligazioni e l’obbligo principale è quello di rimediare ai torti commessi. Questo comporta una mutazione radicale del paradigma perché il problema centrale per la giustizia penale non è più un concetto astratto di ordine giuridico, bensì la persona come singolo e come essere relazionale.

Ovviamente non affrontiamo la parte di questo approccio che mira al coinvolgimento della vittima attraverso delle attività di mediazione mirate per prima cosa perché non ne abbiamo i mezzi e d’altro canto perché questo approccio non è sempre raggiungibile o per la mancanza di disponibilità della vittima stessa o perché ci si trova di fronte a reati dove il soggetto passivo (vittima) è indeterminato e l\’interesse leso appartiene alla generalità o comunque ad ampie categorie di soggetti (ed esempio nei delitti contro l\’incolumità pubblica o contro la morale).

Sottolineiamo che l’approccio della giustizia ripativa mira ad evidenziare l’importanza della comunità; d’altronde secondo il giurista Guarino il reato altro non era che l’abbandono dell’individuo del proprio ruolo sociale che si estrinsecava sottraendosi ai doveri di consociato.

La stessa comunità quindi, assecondando questa impostazione ideologica, può diventare educante prendendosi cura di queste persone, responsabilizzandosi nel creare le condizioni per dare un’opportunità di cambiamento, accogliendole in contesti relazionali positivi in cui possano esprimersi al meglio ed essere valorizzate.

Noi nel nostro piccolo offriamo la nostra disponibilità alle istituzioni per cercare di diffondere la cultura e la pratica del modello di giustizia riparativa, modello che probabilmente andrebbe approfondito e a cui dovrebbero essere dedicate delle riconsiderazioni oggettive in merito all’attuazione concreta per renderlo più efficace sul piano della risocializzazione e rieducazione.

Vi proponiamo infine lo scritto di una ragazza che nell’ultimo periodo ha concluso la sua esperienza presso la nostra struttura per lo svolgimento di alcune ore di lavoro di pubblica utilità:

“QUANDO CI METTI IL CUORE” Dopo aver saputo di dover “scontare” le 48 ore di servizi socialmente utili per un piccolo imprevisto alla mia patente, al primo momento sono andata nel panico totale. Pensavo chissà che gente troverò, un brutto quartiere di Padova, aiutoooo! In realtà già dal primo giorno mi sono trovata in un ambiente sereno e felice! Le volontarie e i ragazzi che lavorano lì mi hanno accolta come se ci conoscessimo da sempre! E più tempo passavo lì, più mi sono accorta che esistono ancora persone con una gran voglia di aiutare il prossimo senza niente in cambio, con il cuore! Valori che purtroppo fuori nella vita quotidiana e stressata che abbiamo non ci sono quasi più! Qui alle cucine economiche popolari si respira invece ancora questo clima di aiuto e condivisione! Ma soprattutto quando ci metti il cuore non puoi fare altro che stare bene e fare del bene! Un grazie immenso a tutte queste dolcissime persone che porterò nel cuore.