La lotta contro il diabete – la storia di Karim

Karim sente le gambe deboli mentre attraversa la città. Gli succede sempre più spesso, ultimamente. La testa leggera, la vista che si annebbia, un senso di stanchezza che non lo abbandona mai. Qualche mese fa è svenuto per strada. Quando si è svegliato, c’era un medico davanti a lui che gli diceva: “Tu sei diabetico, lo sai?”. Sì, lo sapeva. Ma sapeva anche che curarsi senza soldi e senza documenti è quasi impossibile.

In Marocco faceva il sarto, lavorava nel piccolo negozio di famiglia, ma quando l’attività ha chiuso, ha deciso di tentare la fortuna in Italia. Per un po’ è riuscito a cavarsela con lavoretti saltuari, poi la crisi lo ha travolto. Ha perso il lavoro, la casa, il permesso di soggiorno. Ora sopravvive come può, ma la malattia non aspetta. Il diabete va curato, controllato, gestito con attenzione. E lui non ha né i soldi né i documenti per farlo nel modo giusto.

Alle Cucine Economiche Popolari è arrivato una mattina in cui si sentiva più debole del solito. Un operatore ha capito subito che qualcosa non andava. “Passa dall’ambulatorio,” gli ha detto. “Oggi c’è il medico.” Karim ha annuito, sapendo che non aveva alternative. Senza documenti, ogni visita in ospedale è un ostacolo, ma qui, alle CEP, può farsi controllare senza dover spiegare perché non ha una tessera sanitaria.

Nel piccolo ambulatorio medico, un’infermiera gli ha misurato la glicemia. Era altissima. Poco dopo, il medico lo ha visitato, gli ha fatto qualche domanda e gli ha prescritto subito dei farmaci per abbassare i valori. “Dovrai tornare per il controllo,” gli ha detto. “E intanto vediamo di farti fare una visita specialistica in diabetologia.” Karim lo ha guardato con stupore. “Posso fare una visita specialistica anche senza documenti?” ha chiesto. Il medico ha annuito. Grazie al collegamento con il servizio di diabetologia di via dei Colli, le CEP riescono a garantire cure specifiche anche per chi, come lui, vive ai margini.

Ora Karim torna regolarmente all’ambulatorio. Gli danno le medicine, lo aiutano a capire cosa può mangiare, gli insegnano a riconoscere i segnali d’allarme del diabete. Ma sa che non è facile. Mangia quello che trova, e spesso quello che trova non è quello che dovrebbe mangiare. Il pane, la pasta, gli zuccheri lo fanno stare peggio, ma come si fa a scegliere quando non si ha niente?

Un giorno, mentre aspetta il suo turno per la visita, un medico gli chiede: “Come va?”. Karim si stringe nelle spalle. “A volte bene, a volte male.” Il medico sorride. “Sei ancora qui. Vuol dire che stai lottando.” Karim annuisce. Sì, sta ancora lottando. Sa che la sua vita è appesa a un filo, che senza documenti e senza un lavoro sarà sempre difficile. Ma sa anche che finché può venire qui, c’è ancora speranza. “Un giorno, forse, riuscirò a sistemare i miei documenti e a trovare un lavoro stabile,” dice con un mezzo sorriso. “Fino ad allora, continuerò a tornare qui. E continuerò a lottare.”