Lasciare un po’ di sé a chi resta

Il 13 settembre si celebra in tutto il mondo la giornata del lascito solidale, pratica molto diffusa in altri Paesi, soprattutto quelli anglosassoni, ma ancora poco conosciuta nel nostro. Quello che difetta agli italiani non è tanto la generosità post mortem, quanto la volontà di affrontare il problema, quasi per scaramanzia. Il consiglio nazionale del notariato è da anni impegnato nella sensibilizzazione dei cittadini verso l’importanza di fare testamento, l’unico modo per disporre di ciò che accadrà ai nostri beni dopo di noi, una tutela nei confronti delle persone che amiamo e un documento comunque revocabile in qualsiasi momento. In questo ambito, il lascito solidale è innanzitutto un’eredità sociale e morale, perché consiste in una donazione, fatta attraverso il testamento, a favore di organizzazioni non profit.

Le Cucine Economiche Popolari hanno deciso di dedicare a questo tema un convegno che si tenutosi venerdì 13 settembre, dalle 10, nella scuola della Carità, in via San Francesco. Tra gli interventi, quello del notaio Giulia Clarizio, del Collegio notarile di Padova. «Cechiamo di cambiare la mentalità italiana – spiega – Fin da quando, nel 2013, si è costituito il comitato Testamento solidale, che attualmente unisce 27 realtà importanti del non profit nazionale, il Consiglio Nazionale del Notariato si è reso disponibile a dare il proprio supporto per aiutare i cittadini a capire di cosa si tratta. Nei paesi anglosassoni ad esempio è più diffusa la consuetudine di prevedere, nel testamento, un piccolo lascito a una realtà solidale, pur tutelando le persone che amiamo. In fondo, pensare a quello che avverrà dopo di noi, è una questione di responsabilità».

La cronaca racconta spesso quali sono le conseguenze quando una persona famosa muore senza aver lasciato le sue ultime volontà. Ma attenzione, perché l’errore è in agguato. «E se un testamento è sbagliato, rischia di essere impugnato e considerato nullo, e poi non c’è più rimedio – scandisce Clarizio – Una disposizione testamentaria, solidale o meno, deve rispettare determinate regole. È valido anche il cosiddetto testamento olografo (quello scritto a mano, sottoscritto dal testatore e completato con la data, ndr) a patto che sia scritto correttamente siano rispetti determinati criteri». A cominciare dalla necessità che venga ritrovato dopo la morte dell’interessato e non cada nelle mani sbagliate.

Una recente ricerca promossa dal Comitato Testamento Solidale in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato rileva una lieve tendenza alla crescita nella predisposizione al lascito solidale. L’87,6% delle persone che chiedono informazioni ha più di 60 anni, ma anche su questo fronte si registra un piccolo progresso, confermando un interesse crescente nei confronti delle cause sociali. A donare non è soltanto chi ha grandi patrimoni, ma cittadini di tutte le classi sociali che vogliono destinare anche una piccola somma a una realtà che conoscono.

«Bisogna avere una certa sensibilità, o forse è qualcosa che si affina negli anni – osserva una persona che ha scelto il lascito solidale e preferisce restare anonima – Io l’attenzione per il sociale l’ho sempre avuta e anche per questo ho scelto di andare in pensione con opzione donna, per dedicarmi di più al volontariato. Questo mi ha avvicinata alle Cucine Economiche Popolari. È un’esperienza che ti permette di avere uno sguardo diverso. Io non ho figli e, se li avessi, probabilmente avrei fatto scelte diverse. Fortunatamente nella mia famiglia non ci sono situazioni di disagio economico. Così, quando mi è capitato tra le mani un libretto sul lascito solidale, ho cominciato a rifletterci, finché mi sono detta: perché no? Ho seguito le istruzioni di questo libretto, che illustrava le varie forme ammesse dalla legge e tra queste il testamento olografo. Ho scelto di fare così, ma poi mi sono venuti dei dubbi e ho parlato con un notaio. Mi ha spiegato che effettivamente il testamento olografo è valido, ma a condizione che rispetti determinati parametri. Mi sono resa conto di aver sbagliato. Ad esempio, è necessario indicare con precisione proporzioni e quantità, sempre secondo la propria volontà. Quindi ho deciso di affidarmi a un notaio, per sentirmi più tutelata. Mi fa piacere pensare che quello che ho non andrà a chi non ne ha bisogno, ma che potrà essere utile ad associazioni che ne faranno un uso… buono. Mi sento di usare questo aggettivo. Certamente bisogna individuare una realtà che si conosce bene e nella quale si ha la massima fiducia».

Il lascito solidale insomma è una forma di fiducia nel futuro. Come ha scritto il Lucrezio nel De rerum natura: “Dunque ogni cosa visibile non perisce del tutto, poiché la natura ricrea una cosa dall’altra e non lascia che alcuna ne nasca se non dalla morte di un’altra”.

Madina Fabretto