E’ stato un incontro conviviale l’evento che si è tenuto sabato 4 febbraio nell’ambito del programma di iniziative che celebrano i 140 anni delle Cucine economiche popolari.
Il tema si ispira alla giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare, che si svolge il 5 febbraio, l’intento era di estendere la visuale al contrasto alla “cultura dello scarto” più volte stigmatizzata da papa Francesco, in difesa del valore della vita umana.
All’incontro si è parlato di spreco alimentare con Paolo Graziano, professore Unipd, che ha spiegato come conciliare consumo sostenibile e giustizia sociale, poi Massimiliano Monterosso delle Acli ha illustrato il progetto “Bring the food” per un’economia circolare delle eccedenze, i presidenti di Coldiretti Massimo Bressan e Ascom Padova Patrizio Bertin si sono soffermati sui concetti di giusta produzione e distribuzione, sr Albina direttrice delle Cep e Andrea Rigobello operatore della Bussola hanno portato due testimonianze sulle attività delle Cep e della Bussola contro la cultura dello scarto, riferita alla persona umana.
Come detto sopra, sul nostro territorio c’è chi questo fenomeno lo studia, per definire misure che possano contenerlo, come Paolo Graziano, professore di Scienza politica all’Università di Padova, e chi lo combatte mettendo in rete produttori, enti e associazioni del terzo settore, come fa Massimiliano Monterosso, responsabile del progetto Rete Solida delle Acli di Padova.
Per favorire politiche attive da attuare a livello territoriale per un sistema alimentare più equo e sostenibile, l’Università di Padova ha avviato con il Comune un progetto di food policy locale. «Tra i nostri obiettivi – spiega Graziano – c’è anche quello di attivare un sistema che permetta di contenere lo spreco alimentare. Per questo è necessario innanzitutto censire le realtà che quotidianamente smaltiscono le eccedenze, sia attraverso il reinserimento nel circuito del consumo, in particolare per il fresco e per il tramite di associazioni ed enti no profit, sia per i prodotti destinati alla trasformazione o allo stoccaggio. Il progetto è in fase preliminare ed ha preso il via con un lavoro di mappatura e analisi di quanto la società civile sta facendo su questo tema e cercando anche di misurare, come ultimo passaggio, lo spreco da parte della grande distribuzione».
Questa fase del lavoro di ricerca sarà conclusa entro marzo e i risultati saranno resi noti con la presentazione del progetto, prevista ad aprile, che comprenderà anche i dati sullo spreco alimentare e le proposte per contenerlo, rivolte in particolare a tutte le attività dell’amministrazione comunale, come ad esempio le proposte di capitolati d’appalto per valorizzare le produzioni locali e rispettare la stagionalità, venendo così incontro alle esigenze dei consumatori e dell’ambiente.
Per favorire queste politiche, poco più di un anno fa l’Università di Padova ha istituito l’Oses, Osservatorio su sostenibilità, eguaglianza e giustizia sociale. Iniziative analoghe sono promosse in altri atenei. Uno studio della Fondazione Romagnosi di Pavia ha dimostrato che le famiglie con maggiore consapevolezza in materia di consumo riescono a contenere lo spreco alimentare anche del 50%.
Ma è possibile educare le persone al consumo sostenibile? «Le associazioni e i gruppi di acquisto solidale sono un ottimo veicolo per una maggiore sensibilizzazione – osserva Graziano – Gli obiettivi di questi gruppi sono la sostenibilità ambientale e quella sociale. Alcuni propongono la “cassetta della solidarietà”: le famiglie di un gruppo acquistano una cassetta in più che viene redistribuita a soggetti in difficoltà che non ne fanno parte».
Il contenimento dello spreco passa anche attraverso meccanismi redistributivi che permettono di ridurre le disuguaglianze. E’ uno degli obiettivi di Rete Solida delle Acli di Padova, avviato in fase sperimentale nel 2008 con il supporto della Fondazione Cariparo e consolidato nel 2012. E’ l’acronimo di “relazioni territorio economia solidarietà e ambiente”. Il progetto si propone di creare circuiti di recupero e riutilizzo sostenibile delle eccedenze alimentari (prevalentemente, ma non solo) per destinarle a persone svantaggiate attraverso una rete di enti e associazioni benefiche del territorio. «Ci siamo posti al servizio di queste realtà», sottolinea Massimiliano Monterosso, responsabile del progetto. Ad oggi le modalità di recupero si dipanano lungo tre filoni: quello dei pasti cotti provenienti dalla ristorazione collettiva, come mense scolastiche e centri cottura, quello dei prodotti provenienti dalla grande distribuzione organizzata e infine il recupero dalla produzione agricola che si traduce in un carico di 20 o 30 tonnellate, prevalentemente di frutta, due volte al mese.
«La rete è costantemente monitorata e aggiornata. Vengono raggiunte dalle 15 alle 18mila persone tra Padova e provincia. A questo si aggiungono donazioni occasionali da realtà produttive del territorio che per diversi motivi hanno delle eccedenze. Noi le rimettiamo in circolo, perché grazie alla conoscenza della rete sappiamo chi è in grado di distribuirle».
Rete Solida si avvale di “Bring the food”, un’app sviluppata dalla start up Shair Teck di Trento per aziende e no profit con l’obiettivo di semplificare gli aspetti gestionali e burocratici della donazione. «Un carico destinato alla Rete viene redistribuito nel giro di un’ora e mezza. Questi ci consente di spostare ingenti quantitativi di prodotto senza costi di logistici. Le criticità ci sono. Nel recupero del pasto cotto, ad esempio: ci sono più mense che associazioni e cooperative attrezzate per riciclarlo. Nel 2021 abbiamo raccolto circa 2 milioni di euro di prodotti. Il limite oggi è proprio la capacità della rete distributiva. La prospettiva di crescita è quasi senza limiti».
All’incontro hanno partecipato anche i sindaci e amministratori della provincia di Padova (sono stati invitati tutti 102, oltre ovviamente ai rappresentanti dell’amministrazione provinciale) i presenti hanno firmato un documento (carta d’intenti) con il quale si impegnano a prevenire lo spreco alimentare. Al termine dell’incontro è stato organizzato un buffet preparato dai ragazzi dell’istituto Alberghiero Pietro D’Abano.
Madina Favretto