Povertà in Italia: leggere i dati Caritas per capire meglio il nostro tempo

Parlare di povertà significa interrogarsi sul significato stesso di società. Perché una comunità si misura anche da ciò che decide di vedere e da ciò che sceglie di ignorare. In un’epoca in cui i numeri sembrano dominare ogni discorso pubblico, serve uno sguardo capace di cogliere ciò che i dati possono suggerire ma non spiegare fino in fondo. E serve soprattutto una lettura onesta, capace di restituire al tema della povertà il peso reale che porta con sé.

Il recente Rapporto 2025 di Caritas Italiana ci offre uno spunto prezioso in questa direzione. Le statistiche presentate, i cambiamenti registrati, l’evoluzione nella domanda di aiuto, tracciano un quadro che riguarda tutti, perché riguarda il volto di un Paese che cambia e di un welfare che fatica a tenere il passo.

Negli ultimi dieci anni, il numero delle persone che si rivolgono ai centri Caritas è cresciuto del 62%. In particolare nel Nord Italia, dove l’impoverimento ha assunto forme sempre più strutturali. Un dato tra tutti: oggi quasi una persona su cinque che lavora percepisce un reddito insufficiente a vivere in modo dignitoso. È la realtà dei working poor, coloro che hanno un impiego ma non riescono comunque a sostenersi. La povertà, oggi, si alimenta anche dentro le maglie del lavoro, soprattutto quando è instabile, poco pagato, privo di tutele.

Nel contempo, cambia anche il tipo di richiesta che i servizi ricevono. Le persone che cercano aiuto lo fanno per periodi sempre più lunghi, e con bisogni intrecciati: difficoltà abitative, problemi di salute, isolamento sociale, bisogno di orientamento burocratico o legale. Cresce l’intensità, e cresce la complessità.

Questo mutamento della domanda sociale non avviene nel vuoto. Riflette, e amplifica, i limiti del sistema di protezione pubblica, le fragilità di un mercato del lavoro frammentato, e l’erosione progressiva di reti familiari e di prossimità.

Uno sguardo dal basso: le Cucine Economiche Popolari come osservatorio

Alle Cucine Economiche Popolari, questi numeri prendono ogni giorno un volto. Nel corso degli ultimi anni, abbiamo registrato un progressivo aumento delle persone che si rivolgono ai nostri servizi.

Il profilo degli ospiti restituisce una fotografia coerente con i dati nazionali: età mediamente giovane, forte vulnerabilità socio-economica, frammentazione dei percorsi di vita. Le storie che ascoltiamo raccontano spesso di tentativi interrotti, di occasioni svanite per mancanza di accesso a un supporto adeguato. Ma raccontano anche di risorse inespresse, di persone che attendono semplicemente un’occasione credibile per ripartire.

Siamo convinti che una seconda possibilità possa essere possibile, anche per chi ha vissuto a lungo ai margini. A condizione che venga proposto un accompagnamento serio, quotidiano, capace di leggere i bisogni nel loro insieme e non in compartimenti stagni.

Quali prospettive?

I dati del rapporto Caritas – e le esperienze concrete di realtà come le Cep – ci chiedono di fare un passo in più. Non basta sapere che la povertà cresce. Serve capire come cresce, dove si annida, quali volti assume, quali sistemi la alimentano.

Le statistiche più recenti indicano che cresce la povertà tra gli italiani, aumenta tra le persone con figli, si intensifica in presenza di disabilità, e si radica in chi vive da solo. In questo quadro, ogni servizio che si occupa di accoglienza e accompagnamento ha il dovere di leggere i segnali, elaborare risposte, ma anche partecipare a una narrazione nuova, che vada oltre la semplificazione pietistica e oltre la retorica dell’assistenzialismo.

La povertà richiede risposte strutturali, certo. Ma ogni risposta, anche la più concreta, inizia con un cambio di sguardo. E questo sguardo nasce dalla relazione, dall’incontro con l’altro, dal riconoscere in lui, o in lei, una parte viva della nostra società.

Chi desidera approfondire il tema può scaricare il Rapporto Caritas 2025 “Fili d’erba nelle crepe” al seguente link:

https://www.caritas.it/wp-content/uploads/sites/2/2024/11/rapporto_poverta_2024.pdf