Ogni piatto servito in una mensa sociale è il risultato di una filiera invisibile fatta di persone, organizzazioni, imprese e reti civiche. In Italia questa filiera ha un perno prezioso nel sistema dei food bank, che recuperano eccedenze dall’industria e dalla grande distribuzione e le redistribuiscono a migliaia di enti solidali, tra cui le mense popolari. Dentro questo ecosistema, i cicli dell’economia reale hanno un impatto diretto: quando i prezzi del carrello crescono o restano elevati, le donazioni rallentano e le scorte si assottigliano.
Negli ultimi due anni il nostro Paese ha visto attenuarsi l’inflazione generale, ma i beni alimentari hanno mantenuto aumenti più alti della media, con effetti pesanti sui bilanci familiari e, di conseguenza, sulla capacità di donare. I dati ISTAT mostrano che nel 2024 i generi alimentari hanno registrato una variazione annua del +2,2%, contro l’1,0% del paniere generale. A ciò si aggiunge il quadro sociale: in Italia oltre 2,8 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta, e una parte consistente di esse ricorre a mense e servizi di prossimità (Istat, Rapporto Povertà 2023; Caritas, Rapporto 2024). A livello europeo, la Federazione dei Banchi Alimentari (FEBA) segnala che le crisi concatenate – economica, climatica, logistica – rendono più complesso garantire continuità alle derrate.
È dentro questo scenario che si comprendono la fragilità e la forza di realtà come le Cucine Economiche Popolari: fragili perché esposte alle dinamiche globali, forti perché radicate in una rete di sostegno locale che riesce a rispondere con prontezza.
Una donazione che diventa respiro
Nelle scorse settimane BF Agroindustriale ha consegnato alle Cep 570 kg di pasta e 200 kg di riso. Un gesto concreto di vicinanza che ha portato respiro in un momento delicato, rafforzando una relazione già sperimentata in passato tramite Coldiretti. Il valore di questa donazione è stato amplificato dal contesto: da mesi le nostre scorte di alimenti base come riso, tonno e olio si erano ridotte drasticamente. Per una mensa popolare, abituata a cucinare ogni giorno per oltre duecento persone, trovarsi con quantità insufficienti in dispensa è stato un duro colpo.
Il Banco Alimentare rappresenta da sempre un asse fondamentale. Ogni anno raccoglie e redistribuisce il frutto del proprio lavoro quotidiano di recupero eccedenze e, grazie alla Colletta Alimentare nazionale di novembre, riesce a riempire i magazzini di prodotti indispensabili. Quest’anno, però, l’inflazione e il calo delle donazioni hanno fatto sì che alcune derrate si esaurissero prima del previsto, lasciando realtà come la nostra con un fabbisogno scoperto.
Quando questo accade, la risposta arriva dalla comunità. Abbiamo attivato il passaparola tra volontari e famiglie, ma anche i canali social, con richieste chiare e mirate. I risultati sono stati immediati: volontari che hanno portato pacchi di viveri, famiglie che hanno riaperto un rapporto con le Cep, vicini che si sono fatti avanti. Un giovane negoziante della zona stazione, ad esempio, ha donato dieci chili di riso entrando per la prima volta in contatto con la nostra realtà.
In questo intreccio si colloca la donazione di BF Agroindustriale. L’intervento di un’impresa radicata sul territorio ha significato continuità, fiducia e responsabilità condivisa. È la prova che la solidarietà, quando si intreccia con l’impegno delle famiglie e dei cittadini, riesce a tenere insieme i bisogni di oggi e le speranze di domani.
Equilibrio quotidiano e fabbisogno reale
Oggi le nostre scorte sono tornate in equilibrio grazie a chi ha risposto all’appello: volontari, famiglie, imprese e anche persone che non si vedevano da tempo. Grazie al contributo di tutti, le Cep non hanno dovuto spendere un centesimo per continuare a offrire ciò che offrono ogni giorno: pasti caldi, dignitosi e variati.
Ma basta fare due conti per comprendere la dimensione del fabbisogno. Solo di riso, ogni giorno, ne servono tra i cinque e i sei chili per oltre duecento pasti. Anche con una dispensa ben fornita, la velocità con cui gli scaffali si svuotano è impressionante. È per questo che il sostegno, in natura o economico, resta fondamentale: ogni pacco di riso, ogni scatola di tonno, ogni bottiglia d’olio o contributo economico destinato a questi acquisti diventa parte integrante della filiera della solidarietà.
Una mensa popolare vive di equilibrio fragile ma costante, fatto di magazzini da monitorare, approvvigionamenti da pianificare, rapporti da curare e relazioni da alimentare. La creatività che spesso emerge in questi contesti non è straordinarietà, ma una prassi quotidiana necessaria per garantire sostenibilità e continuità.
La fiducia che diventa comunità
La donazione di BF Agroindustriale ha avuto il valore di un gesto che non resta confinato al magazzino, ma che si traduce immediatamente in piatti serviti, in dignità garantita, in fiducia rinnovata. Insieme alle tante persone che rispondono ogni giorno, ha permesso di superare una fase critica e di guardare con più serenità al futuro.
Questa esperienza dimostra che la solidarietà è un bene vivo, fatto di mani che si tendono, di scelte concrete, di reti che sanno rafforzarsi nei momenti difficili. Ed è proprio da qui che si riparte: con gratitudine per chi c’è stato, con la consapevolezza che ogni gesto ha un impatto, con la certezza che la comunità resta la risorsa più grande per affrontare le sfide che verranno.