Ripartire a 56 anni: la storia di Ettore

Mi chiamo Ettore, sono nato il 7 gennaio 1968 a Padova e ho sempre vissuto in un piccolo paese poco fuori dalla città, che ho visto crescere e in cui io stesso sono cresciuto. Figlio unico, ho vissuto con i miei genitori fino alla loro morte, accompagnandoli soprattutto negli ultimi anni, quando li ho assistiti con amore e dedizione durante le malattie. Sono laureato in Scienze Politiche e Diritto Amministrativo e, nel corso della mia vita, ho svolto vari lavori d’ufficio. L’ultimo impiego, prima di conoscere le Cucine, l’ho avuto presso un ente pubblico tra Mestre e Belluno.

Dopo la morte di mia madre, l’ente mi propose di trasferirmi a Belluno per un periodo di distacco dalla sede centrale, e accettai, anche perché forse avevo bisogno di riflettere sulla mia vita. Rimasi lì per tre anni e fu un periodo abbastanza positivo. Il mio lavoro mi dava soddisfazione. Purtroppo, nel 2022, la mia malattia, il diabete, peggiorò, e ciò causò dei problemi anche sul lavoro. Mi fu modificato il contratto e, alla fine dell’anno, il mio impiego non venne rinnovato.

In quel periodo vivevo da mia zia, poiché avevo dovuto vendere la mia casa dopo la morte dei miei genitori per saldare i debiti accumulati per le visite mediche di mia madre. Sebbene lei fosse invalida, facevo fatica a trovare prenotazioni rapide per le visite necessarie, così mi trovavo spesso a portarla da specialisti privati. Anche la zia presso cui mi ero trasferito era malata. Durante il periodo in cui ho vissuto con lei, l’ho assistita e me ne sono preso cura. Quando la sua condizione è peggiorata, al punto che non riusciva più a vivere in autonomia, ho deciso di lasciare la casa, perché sarebbe dovuta subentrare una persona qualificata che potesse starle accanto.

Mi sono così ritrovato senza casa, senza un lavoro e, di conseguenza, senza soldi. Fu così che, nel gennaio 2023, arrivai alle Cucine. Le conoscevo già perché ci passavo davanti quando facevo il pendolare. Le avevo sempre viste come un luogo frequentato da persone bisognose o poco raccomandabili, ma quando varcai quella porta perché ero io ad avere bisogno di un aiuto, mi resi conto di quanto avessi sbagliato nel giudicarle. Non ero abituato a chiedere aiuto, ma in quel momento capii che dovevo farlo. La necessità mi spinse a farlo.

In quel periodo difficile, le persone alle Cucine mi accolsero con semplicità, senza farmi pesare la fatica della mia situazione, e mi diedero il sostegno che tanto cercavo. Poco dopo, mi rivolsi anche ai servizi sociali del mio comune, dove incontrai un’assistente sociale che mi seguì con grande impegno. Grazie al suo aiuto trovai un alloggio in una cooperativa, condiviso con un altro ragazzo che, come me, viveva una situazione difficile.

Il 15 marzo 2023 iniziai una nuova vita, in un appartamento in cui convivo tutt’oggi con due ragazzi un po’ problematici, ma nel complesso buoni. La convivenza è fatta di alti e bassi, ma sto imparando a viverla serenamente. Nel frattempo, ho partecipato a un corso del CPI per diventare operatore all’accoglienza, ho ricevuto il Reddito di Inclusione Attiva (RIA) per sei mesi e, a settembre di quell’anno, ho iniziato a lavorare come “nonno vigile” in una scuola vicino casa.

Durante questo periodo mangiavo alle Cucine con il buono della Caritas e il Comune provvedeva al pagamento dell’affitto. Nel mese di ottobre 2023 un’opportunità si è presentata, quando un albergo mi ha chiamato per un tirocinio, al termine del quale il titolare mi ha assunto a tempo indeterminato. Il lavoro che svolgo ora, pur essendo diverso da quello precedente, mi piace molto: mi occupo dell’accoglienza dei clienti, rispondo alle telefonate e alle e-mail, e gestisco il check-in e il check-out.

Quando ho ricevuto il mio primo stipendio e ho potuto pagare l’affitto dell’appartamento e il mio pasto alle Cucine, ho provato una grande soddisfazione. Nonostante non fossi più nel bisogno, ho scelto di continuare a frequentare le Cucine, perché per me sono diventate una seconda casa. Così, ho deciso di diventare volontario, iniziando il mio servizio il 29 luglio 2024. Vengo due volte a settimana, in base ai miei turni di lavoro, e mi occupo principalmente di accogliere gli ospiti in sala da pranzo, distribuire i condimenti e pulire i tavoli, ma soprattutto cerco di scambiare anche qualche parola con chi arriva.

Guardando indietro, oggi vedo le Cucine Economiche Popolari come un luogo accogliente che dà una seconda possibilità a tutti. Mi hanno insegnato a vedere ogni persona come tale, al di là delle difficoltà in cui si trova. È bello riconoscere le persone per strada, scambiarsi un saluto e sentirsi parte di una comunità. Mai avrei immaginato che la mia vita potesse ripartire a 56 anni, in un momento di crisi. Eppure, è stato proprio così.

Oggi vivo con una nuova visione della vita: cerco di vivere con semplicità e di gustare ogni piccolo momento di felicità, perché senza felicità la vita non è vita. Fare il volontario alle Cucine è uno dei piccoli gesti che mi rende felice; è un modo per ricambiare l’aiuto che ho ricevuto. È il mio modo di dire grazie.