Cucine economiche popolari luogo dove una persona po’ trovare risposta ai bisogni primari: mangiare, lavarsi, vestirsi, curarsi ma soprattutto luogo di relazioni dove ognuno è conosciuto e riconosciuto come persona portatrice di bisogni e di potenzialità. Le cucine sono frequentate da uomini e donne in situazione di forte vulnerabilità, da volontari e volontarie, da operatori e operatrici e da una comunità di donne consacrate. In media, al mese, entrano circa 1.000 persone con storie di rifiuti, fallimenti alcuni stanchi altri in cerca di una seconda possibilità.
Una di queste persone si chiama Giulio (nome inventato). Ragazzo italiano poco più che trentenne. La prima volta che arriva assume, da subito, un atteggiamento di sfida: io faccio quello che voglio. I giorni successivi, di fronte a dei no detti dagli operatori o volontari, alza il tiro: getta l’acqua del bicchiere contro il volontario che lo sta servendo allo sportello, svuota il piatto sul vassoio, minaccia l’operatore che gli chiede di avere un comportamento adeguato al contesto. Questa continua provocazione interroga il sistema cep. L’equipe decide di non far entrare Giulio perché mostra di non essere in grado di stare in un contesto di comunità. Viene data l’informazione a Giulio il quale, incurante della scelta fatta dall’equipe, entra in struttura. L’operatore all’ingresso non fa azioni di forza, lo lascia entrare. Nel frattempo un altro operatore chiama le forze dell’ordine chiedendo collaborazione nel far comprendere a Giulio che in ogni ambiente ci sono delle regole e vanno rispettate.
Questo per tre giorni consecutivi: arriva Giulio con atteggiamento di sfida. Entra. Vengono chiamate le forze dell’ordine che, senza fare azioni di forza, lo invitano ad uscire. Il quarto giorno Giulio non si presenta. Ritorna dopo una settimana e chiede di parlare con la responsabile delle cep alla quale chiede di poter ritornare in mensa. Gli viene spiegato che le porte sono aperte a patto che rispetti le persone e l’ambiente. Giulio ritorna. Il suo comportamento è cambiato.
Come mai? È cambiato Giulio o l’intero sistema ha messo in atto dei cambiamenti? Aver chiesto a Giulio di rispettare le regole di una minima convivenza ed essere stati in grado di far rispettare la richiesta lo ha aiutato a comprendere che far parte di una comunità significa accettare che ognuno ha il diritto di esistere ed essere rispettato. In questo ha funzionato l’alleanza tra cep e forze dell’ordine dove ogni parte riconosceva il ruolo dell’altra e ognuna faceva il suo compito: le cep luogo accogliente ma anche richiedente, le forze dell’ordine far rispettare le regole. Una sera un poliziotto si è fermato oltre il suo orario perché Giulio era fuori e aspettava che il poliziotto andasse via per rientrare. L’alleanza ha funzionato perché l’orizzonte di significato delle azioni era lo stesso: far rispettare le regole non come azione di forza ma in quanto cornice di qualsiasi convivenza. Le regole servono in quanto fungono da contenitore del dilagarsi dell’angoscia che alberga nel nostro cuore.
Un altro punto forza è stata la capacità dell’equipe di cambiare prospettiva vedendo Giulio non più come un problema da risolvere ma una persona da accogliere. I comportamenti di Giulio letti non come provocazione contro l’intero sistema ma come grido di aiuto che attendeva di essere ascoltato. Giulio urlava il suo dolore e si aspettava di ricevere delle risposte che potessero alleviare le sue ferite. Il cambio di prospettiva è avvenuto grazie ad una supervisione, spazio dedicato a rileggere le risposte messe in atto dall’equipe nella relazione con gli ospiti. In questa storia sono cresciuti tutti. Giulio modificando la sua richiesta di aiuto passando dalla provocazione alla richiesta esplicita. L’equipe delle cep si è lasciata interrogare dalle modalità disfunzionali di Giulio cercando una nuova via di comunicazione. Le forze dell’ordine e le cep strutturando una modalità collaborativa basata sul riconoscimento reciproco. Questa storia dà ragione al pensiero della filosofa spagnola Maria Zambrano: «l’uomo non è mai nato del tutto, deve affrontare la fatica di generarsi di nuovo e di essere generato».